INAUGURA AI MUSEI SAN DOMENICO LA GRANDE MOSTRA
“PIERO DELLA FRANCESCA. INDAGINE SU UN MITO”
Dopo aver ospitato l’acclamatissima mostra del fotografo Steve McCurry, Forlì si prepara ad accogliere un’altra importantissima esposizione, dedicata a un artista considerato tra i principali ispiratori dell’arte moderna, ovvero Piero della Francesca.
Grazie a “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, undicesima grande esposizione allestita ai Musei Civici di San Domenico dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con il Comune di Forlì, saranno in esposizione dal 13 febbraio al 26 giugno le opere d’arte di uno tra i personaggi più emblematici del nostro Rinascimento e degli artisti che, nel corso dei secoli, sono stati influenzati dal suo talento e dal suo estro.
Con il titolo programmatico di “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, la mostra si propone lo scopo di illustrare quanto le soluzione espressive, intrise della passione del maestro per la matematica e la geometria, abbiano continuato a influenzare fino ai nostri giorni generazioni e generazioni di artisti.
Il successo della undicesima grande mostra di Forlì è annunciato. Sei sono le opere, che saranno in mostra al San Domenico, attribuibili con certezza a Piero, di cui un paio mai prestate prima. Mai così tante opere di Piero della Francesca sono state esposte tutte assieme. Una vera e propria sfida, se di pensa che il sommo maestro è stato uno straordinario frescante (basti pensare alla “Storia della Vera Croce” nel Duomo di Arezzo), mentre le pale d’altare e le preziosissime tavole sono veramente poche e in gran parte considerate inamovibili e ottenerle in prestito a volte risulta pressoché impossibile. Così a Forlì sarà possibile ammirare capolavori di Piero come la “Madonna della Misericordia” proveniente dal Museo civico di Sansepolcro, la “Sant’Apollonia” della National Gallery of Art di Washington, il “San Gerolamo e un devoto” delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, la “Madonna col Bambino” della Alana Collection (opera rinvenuta sul mercato antiquario una decina d’anni fa).
Compito del team di curatori, diretto da Gianfranco Brunelli, è stato quello di affiancare alle opere del grande maestro del Quattrocento dipinti capaci di testimoniare l’omaggio al suo genio, avvenuto a partire dal XIX secolo, dopo lunghi secoli di oblio.
La mostra, composta da circa 250 opere, elabora un ininterrotto dialogo tra capolavori di epoche differenti, a dimostrazione di come il pittore aretino abbia ispirato artisti a secoli di distanza fino a rintracciare la sua influenza anche nella modernità. A partire dagli artisti a lui contemporanei e dalle generazioni immediatamente successive, saranno esposte opere di Paolo Uccello, Beato Angelico, Andrea del Castagno, Francesco del Cossa, Luca Signorelli, Melozzo, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e altri ancora.
Si cercherà inoltre di rappresentare la riscoperta del mito di Piero, in Italia passando attraverso i Macchialioli, Borrani, Lega e Signorini, all’estero coinvolgendo Degas, Seurat e Signac, il purismo di Puvis de Chavannes, gli slanci metafisici di Odilon Redon, la geometria di Cézanne, fino ad abbracciare il ‘900 di de Chirico, Carrà, Balthus Guidi, Casorati, Morandi, Sironi, in osmosi con artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper, sempre posti in costante confronto col grande pittore quattrocentesco.
Dal Fondo Piancastelli, depositato nella Pinacoteca di Forlì, saranno inoltre estratte e messe in mostra alcune preziose opere librarie che parlano di Piero e trattati dei tanti studiosi che si sono cimentati nell’esposizione della sua dimensione realista. Al San Domenico saranno poi presentati anche un saggio e alcuni spezzoni della colonna sonora di un film su Piero della Francesca, risalente al 1946.
Piero di Benedetto de’ Franceschi, comunemente noto come Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro, 1416/1417 ca. – Borgo Sansepolcro, 12 ottobre 1492), pittore e matematico, è stato tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, esponente della seconda generazione di pittori-umanisti. La sua opera fece da cerniera tra la prospettiva geometrica brunelleschiana, la plasticità di Masaccio, la luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori di Beato Angelico e Domenico Veneziano, la descrizione precisa e attenta alla realtà dei fiamminghi. Altre caratteristiche fondamentali della sua espressione poetica sono la semplificazione geometrica sia delle composizioni che dei volumi, l’immobilità cerimoniale dei gesti, l’attenzione alla verità umana.
Le opere del grande maestro del Rinascimento, significativamente scomparso il giorno della scoperta dell’America, mostrano un profilo artistico in grado di influenzare persino i contemporanei: struttura prospettica rigorosissima, perfezione dei volumi geometrici, rappresentazione di figure grandiose, immerse in un’atmosfera dalla luminosità diffusa, che mantiene i personaggi come sospesi nel tempo.
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