Non c’è pace per il nuovo carcere di Forlì, il cantiere langue ormai da tempo e a nulla valgono le interrogazioni parlamentari e le prese di posizione del mondo dell’economia locale. Nell’opera sono coinvolte diverse aziende del territorio che hanno ricevuto in subappalto il lavoro.
A otto anni dalla partenza dell’iter, però, il cantiere è ancora fermo.
«Dopo che lo Stato ha revocato il contratto a una delle ditte a cui erano stati assegnati inizialmente i lavori si è aperto infatti un contenzioso che potrebbe portare a indire una nuova gara di appalto. In questo caso i tempi di consegna si allungherebbero in modo notevole», spiega il presidente di Legacoop Romagna Guglielmo Russo, che lancia l’allarme sul grave danno che ciò comporterebbe per il territorio.
Contenziosi, massimo ribasso, progetti non adeguati sono alcune delle frasi che ricorrono quando una grande opera pubblica si ferma in questo modo. In attesa di sapere come andrà a finire passano anni, in un rimpallo di responsabilità in cui gli unici a perdere sono i cittadini.
Della vicenda si è interessato più volte il parlamentare forlivese Bruno Molea, che in una nuova interpellanza urgente parla, non a torto, di “tempi biblici”.
Al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, Molea chiede di «sapere quali urgenti ed efficaci iniziative intenda adottare, ai fini di una ripresa e conseguente accelerazione dei lavori».
Nell’assenza di comunicazioni ufficiali l’incertezza è totale, tra chi sostiene che i lavori ripartiranno nel 2017 e chi vede slittare il tutto addirittura alla fine del decennio.
Di sicuro ci sono solo le condizioni fatiscenti della vecchia casa circondariale di via della Rocca, dove sono presenti circa 150 carcerati e un centinaio di agenti di polizia penitenziaria. Cinque anni fa i detenuti della Rocca scrissero una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, minacciando lo sciopero della fame, a causa delle «pesantissime condizioni di vita dietro le sbarre».
E pensare che nel 2009 Angelino Alfano, all’epoca Ministro della Giustizia, aveva promesso la conclusione entro il 2012. Da allora promesse e un impasto di «burocrazia, imprevisti, interventi delle soprintendenze varie, questioni legate agli appalti e ritrovamento di ordigni bellici» che ha impedito di arrivare a compimento.
Secondo quanto appurato da Molea e dl suo sodale di partito Giovanni Marchioro, il contenzioso è stato aperto prima che fosse concluso il secondo stralcio dei lavori. Al momento risultano essere stati realizzati per 7,5 milioni di euro parte degli alloggi di servizio, gli edifici tecnologici e le reti impiantistiche. Primo e secondo stralcio hanno un importo complessivo di 51,5 milioni di euro, sui 59 totali.
«Al di là delle motivazioni del blocco dei lavori – commenta il presidente di Legacoop Romagna, Guglielmo Russo – ci sembra necessario che tutto il tessuto istituzionale, economico e politico della città faccia sentire la propria voce su un’opera importante, anche considerando le condizioni problematiche in cui si trova l’attuale carcere. Questo ulteriore blocco di un’opera pubblica conferma la necessità per le amministrazioni di assegnare i lavori sulla base di progetti qualificati e senza puntare al massimo ribasso. Il nuovo codice degli appalti va in questa direzione, ma senza i decreti attuativi la situazione è ferma al punto di partenza».
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