Il centro storico può essere un volano turistico importante, ma servirebbero investimenti e in un periodo di ristrettezze, il rischio è di penalizzare dei servizi. Purtroppo, vista l’aria che tira, è difficile pensare di poter contare sulle fondazioni bancarie. Stando così le cose per uscirne servirebbe una "mandrakata": riuscire a trovare fondi (soprattutto europei) per spingere sulla valorizzazione turistica di una città che, seppur piccola, è molto più bella ed ha molta più storia di tante altre più blasonate.
Pur essendo profondamente convinto che il nostro sviluppo dovrà passare attraverso il “Sistema Romagna”, quando parlo di Cesena rischio di non essere obiettivo. Non solo sono campanilista, ma anche profondamente innamorato della mia città dalla quale non mi sono mai voluto allontanare.
In un libro pubblicato circa due anni fa (assieme ad altri autori) per beneficenza, ho scritto un racconto nel quale definisco Cesena una piccola Roma. Sembra una bestemmia, ma è una cosa che penso da tempo. È chiaro, Cesena ha le dimensioni di un medio quartiere della capitale. Ma sono molte le analogie che riscontro. La principale è che entrambi i territori sono tagliati dal fiume (fra l’altro Savio e Tevere nascono nello stesso punto) e sono circondati (non a 360 gradi) dalle colline.
Per il resto è chiaro che non ci può essere confronto. però quando mi affaccio da certi balconi naturali di Cesena riesco ad immaginarmi di essere nel ‘terrazzo’ del Gianicolo.
Ma, al di là del campanilismo, è innegabile che Cesena è una bella città. Il centro storico, in particolare, è una bomboniera che deve invidiare poco o niente ad esempio a Salisburgo. So perfettamente che per questa affermazione potrei essere fustigato in sala mensa.
Salisburgo, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è una città stupenda. È conosciuta soprattutto per la sua architettura barocca italianeggiante. Ma, a mio avviso, oltre al magnifico paesaggio alpino che la circonda, il suo punto di forza sono le spettacolari piazze del centro storico.
Anche questo può diventare l’elemento caratterizzante di Cesena. Le piazze del Popolo (con la stupenda fontana Masini), Amendola (ottimo il nuovo look) e Guidazzi sono pronte. Della Libertà e il trittico di fronte alla Malatestiana devono ancora rifarsi il trucco. Ma non bisognerà attendere troppo tempo.
A quel punto potranno essere loro il magnete del centro storico. Però andranno riempite di contenuti. A Cesena non si parte da zero. Molte sono le iniziative già in cartellone e altre ne dovrebbero arrivare. Però servirà qualcosa in più per fidelizzare le persone. Qualcosa che dovrebbe nascere dal cilindro di Zona A, la struttura pubblico/privata che si occupa della valorizzazione del centro. Un’idea potrebbe essere quella dei concertini. Nulla di fracassone, ma piano bar, o qualcosa di simile, che terminano alle 23.
Un’altra idea potrebbe essere la degustazione itinerante dei nostri prodotti enogastronomici. Vere e proprie isole del gusto made in Cesena o, al massimo, in Romagna. Volendo, periodicamente, si può inserire qualche stand pescato fra quelli che sono al festival del Cibo di strada.
Nello stesso tempo il sistema delle piazze potrebbe essere un volano anche per la valorizzazione turistica. Potrebbero creare un percorso con pochi eguali. Soprattutto in considerazione del fatto che sono circondate dai più importanti monumenti cittadini: rocca, biblioteca Malatestiana, casa Bufalini, palazzo del Capitano, cattedrale, chiesa dei Servi, San Biagio e teatro Bonci. Il tutto condito dalla presenza di diversi chioschi della piadina, uno degli elementi caratterizzanti della città.
Se poi ci aggiungiamo altri elementi di pregio come la basilica del Monte, la torre di Roversano, il castello di Sorrivoli e la caratteristica villa Silvia, a mio avviso ci potrebbero essere le condizioni creare un’offerta turistica interessante e che potrebbe far fare il salto di categoria alla città.
Il problema sarebbe l’investimento necessario per promuovere Cesena. In assenza di un’offerta romagnola (un pacchetto che vada oltre i confini dei singoli comuni), servirebbe un impegno finanziario che sarebbe troppo grosso per la singola amministrazione comunale, Servirebbe una scelta politica ma, in un periodo di ristrettezze, il rischio è di penalizzare dei servizi. Purtroppo, vista l’aria che tira, è difficile pensare di poter contare sulle fondazioni bancarie.
Stando così le cose per uscirne servirebbe una “mandrakata”: riuscire a trovare fondi (soprattutto europei) per spingere sulla valorizzazione turistica di una città che, seppur piccola, è molto più bella ed ha molta più storia di tante altre più blasonate.
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