La casa circondariale di Forlì e la responsabilità delle imprese

Sono passati 10 anni da quando due società profit quali la Società Mareco Luce di Bertinoro e la Società Vosloh Schule decisero di installare un laboratorio produttivo di assemblaggio di materiale elettrico presso la Casa Circondariale di Forlì. fornendo possibilità occupazionali ai detenuti
Tale attività virtuosa proseguita fino ai giorni nostri è certamente da annoverare tra quelle che forniscono l’esatta dimensione di come nelle aziende si possa esercitare compiutamente la responsabilità sociale di impresa ed è di esempio per sperimentazioni in altre Case circondariali.


Il clima che si respira all’interno di tale laboratorio tra operatori, le due aziende fornitrici del materiale, la cooperativa sociale che ha assunto i detenuti (Cooperativa SOCIALE LAVORO CON) e il personale di custodia è dei migliori così come ampiamente dimostrato dall’incontro recentemente attivato all’interno della struttura da TECHNE (l’ente formativo che sin dall’inizio ha creduto, promosso e seguito questa bella esperienza).
Autorità, aziende del territorio,operatori sociali e lo staff della Casa Circondariale guidato dall’efficiente direttrice Palma Mercurio si sono trovati in un momento conviviale ad esaminare i risultati raggiunti e la progettualità futura.
L’azione esercitata dalle due società profit in questi anni ha generato i suoi frutti sia in termini produttivi che umani così come dimostrato dalle belle, significative e spontanee dichiarazioni fatte nel corso dell’evento dai detenuti che stanno operando nel laboratorio che hanno raccontato le loro esperienze di vita esprimendo nel contempo soddisfazione per il lavoro svolto e per il rapporto instaurato con i colleghi inseriti nella attività produttiva.
Non ultimo l’applicazione agli stessi di un salario di ingresso legato al CCNL della cooperazione sociale che premia l’impegno e l’attaccamento al progetto di coloro che hanno voluto accettare questa bella esperienza.
Un esempio quindi di buona pratica che dimostra ancora una volta come grazie al lavoro si possa raggiungere una rieducazione, riabilitazione e reinserimento del detenuto nella Società.
Brave quindi le due società profit che anche nei momenti difficili (logistici e produttivi) hanno comunque ritenuto di non abbandonare il progetto ma anzi di diversificare la produzione ma bravi tutti i partner istituzionali e non che hanno sottoscritto il protocollo di intesa e che hanno generato una speranza a persone che hanno sbagliato ma che con il lavoro hanno trovato una nuova ragione di vita.

Domenico Settanni

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