Il partito dei miracoli non esiste. Nemmeno a 5 stelle

Nella mia lunga carriera di persone che dicevano di voler cambiare il mondo ne ho viste tante. Di fatto nessuno lo ha cambiato. Le modifiche sono state fatte con gradualità, pragmatismo e buonsenso per adeguare la società all’evolversi dei tempi.

L’ho sempre pensato e ogni giorno la mia convinzione si rafforza: non esiste l’uomo o il partito dei miracoli. Nessuno ha la bacchetta magica. I risultati (in politica come in tutti gli ambiti della vita) si ottengono con il lavoro quotidiano che deve essere fatto di pragmatismo e di programmazione. Le scorciatoie non portano a nulla.

Nel 2015, nel libro Vent’anni a Cesena (edizioni Il Ponte Vecchio) nel capitolo dedicato ai cambiamenti della politica scrivevo: diverso il discorso per i Cinque Stelle. In quel caso è stato cercato un vero e proprio rinnovamento. Ma non è che i risultati siano stati particolarmente brillanti. L’impressione è stata quella di avere a che fare con volti nuovi che però avevamo pregi e difetti (nel senso buono) dei “vecchi” politici, con la differenza che non solo non avevano nessuna esperienza, ma (in molti casi) neppure una scuola. Con i rischi annessi ad una situazione del genere.

La mia non voleva essere una stroncatura ai grillini, ma una fotografia dello stato delle cose. A mio avviso era l’ennesima dimostrazione che nulla si può improvvisare e che il nuovo, il giovane o la donna non deve per forza essere migliore. E quello che è successo nella politica italiana nell’ultimo periodo è l’ulteriore conferma. È sempre stato così. Nella mia carriera di persone che dicevano di voler cambiare il mondo ne ho viste tante. Di fatto nessuno lo ha cambiato. Le modifiche sono state fatte con gradualità, pragmatismo e buonsenso per adeguare la società all’evolversi dei tempi.

Ora, rispetto al passato, però c’è una grande differenza: finisci subito nel tritacarne. Probabilmente perché c’è un livello di esasperazione tale che passare dall’altare alla polvere è più facile e veloce di quanto non si pensi.

Il potere logora chi non ce l’ha diceva Andreotti usando un aforisma che pare fosse del politico francese Charles Maurice de Talleyrand-Peridigord. Oggi non è più così. Adesso si cerca continuamente il nuovo. Il problema poi è che spesso non è scelto con un giudizio politico, ma gridando contro lo status quo, guardando avanti e non indietro. Perché sia nuovo, diverso e chissenefrega se ha esperienza zero.

Il problema è che così facendo non si permette alle persone di maturare le conoscenze necessarie che servono per ottenere dei risultati positivi. Le aziende, quelle stesse alle quali si fa riferimento quando si pensa alla politica, scelgono solo su pochi elementi: competenza e capacità. Non si hanno per grazia ricevuta, ma arrivano nel corso di un percorso fatto di ostacoli che non si superano attraverso le scorciatoie. A quel punto i più bravi emergono. Ed è così anche nella politica. Perché tutti gli schieramenti hanno i più bravi, i meno bravi e i portatori d’acqua.

Per quanto mi riguarda le caratteristiche del leader devono essere poche, ma chiare. Innanzitutto deve essere inclusivo. Non può essere un uomo solo al comando. Deve saper valorizzare la squadra che deve essere composta da elementi capaci e di personalità. Spesso, invece, il leader tende a scegliere persone che non possano fargli ombra. Questo è un grosso limite. Chi è a capo di una squadra deve dare ampio spazio ai suoi collaboratori che però devono sapere che la decisione finale spetta al leader. Il decisionismo, ecco un altro aspetto molto importante. Il responsabile alla fine deve scegliere. non può stare in mezzo al guado e galleggiare. È però una materia da maneggiare con cura per evitare che si vada incontro ad un problema di empatia che, a lungo andare, è inevitabile tenda a diminuire. Insomma molto ruota attorno a un sostantivo: buonsenso.

Va da sé, infine, che sia necessaria la competenza. Senza quella non si va da nessuna parte. Deve però essere equamente distribuita. Va bilanciato l’impegno nella gestione quotidiana ad una programmazione a medio e lungo termine. Cercare delle scorciatoie può dare risultati di consenso immediato, ma a lungo andare non porta niente di buono, né per la struttura che sia guida (pubblico o privata che sia) e, quindi, per se stesso.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.