Non c’è niente da fare: un politico è destinato a dividere. Non ci sono vie di mezzo. O lo si apprezza o lo si critica. Se poi è un sindaco questi elementi sono destinati ad essere elevati alla massima potenza. È così anche per Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, che di sicuro non è mai banale e quindi è portato a dividere. Però c’è una cosa che anche i suoi più fieri oppositori gli devono riconoscere: l’energia, la voglia di continuare a rilanciare. Magari chi contesta il suo operato preferirebbe che facesse il meno possibile, ma non può non ammettere che Lucchi si iscrive, a pieno titolo, alla lista dei “sindaci del fare”.
L’ennesima prova di questa voglia di continuare a rilanciare è arrivata nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Quest’anno coincideva con il bilancio di metà mandato della seconda legislatura. È il momento in cui si va verso il traguardo. È il tradizionale giro di boa nel quale in molti tirano i remi in barca. È umano. Anche perché finalmente si cominciano a raccogliere i frutti del proprio lavoro. Nella prima parte della propria esperienza un sindaco conclude gli interventi impostati dal predecessore. Poi comincia a programmare quelli che ha in mente. È la parte più consistente viene realizzata nella seconda parte della legislatura. Non tanto per calcolo, ma perché nelle opere pubbliche ci sono tempi da rispettare.
Non a caso a Cesena nei prossimi mesi saranno inaugurate o avviate opere per un valore complessivo di oltre ottanta milioni di euro. Si potrebbe tirare a campare.
Invece no. Lucchi ha deciso di rilanciare. Il primo atto sarà la delibera di metà mandato che diventa anche una sfida alle opposizioni. La delibera verrà presentata in Consiglio comunale il 26 gennaio e quello, secondo il sindaco, dovrà essere il momento del confronto tra le forze politiche per come impostare il lavoro per i prossimi due anni e mezzo di legislatura. La sfida è proprio questa: confrontarsi sui progetti nel luogo più deputato a farlo, il Consiglio comunale. Va da sé che dovrà essere un confronto molto laico nel quale il dialogo dovrà essere il l principale protagonista. Vanno bandite le prove muscolari o gli scatti di ira.
Non dovrà essere partorito il libro dei sogni, ma “il libro dei bisogni”. Nell’occasione Paolo Lucchi ha preso in prestito una frase cara a Gigi Lucchi, storico sindaco di Cesena. L’obiettivo è quello di tornare agli anni Ottanta quando il Consiglio comunale era il vero luogo di confronto della politica, cesenate e non solo. Una politica molto differente da quella attuale. Della quale sente la nostalgia Paolo Lucchi, ma non solo lui. Era una politica più ricca di contenuti, che si scontrava sui programmi. E che aveva più valori. E, sopratutto, ha ragione da vendere il sindaco di Cesena quando dice che era una politica “che faceva meno comunicati stampa e più incontri con i cittadini”. Adesso si tende a chiudersi nei palazzi e ad essere autoreferenziali. Allora nei circoli di qualsiasi partito si discuteva e si raccoglievano indicazioni. È per quello che c’era passione, trasporto e, quindi, più partecipazione.
Nei prossimi mesi una strada simile Lucchi la vuole percorrere anche nel piano degli investimenti. All’inizio del 2017 continuerà, in maniera organica, il confronto fra l’amministrazione comunale e i dodici Quartieri per mettere a sistema in un piano organico gli interventi previsti sia dal Comune che da tutti gli altri enti.
Nel 2017 poi partirà un’altra sfida: la creazione di una struttura che si occupi di lavoro e quindi occupazione. Secondo il sindaco dovrà essere qualcosa di molto simile alla consulta agricola. Ve ne dovranno far parte sindacati e organizzazioni di categoria e lavorare per cercare di migliorare le cose sul fronte del mercato del lavoro.
Infine c’è il grande impegno da fare sul nuovo ospedale. Entro la fine di gennaio in Consiglio comunale approderà la delibera con l’identificazione della sede. Sarà nella zona di Villa Chiaviche. Poi si dovrà cominciare a lavorare sulla progettazione, tenendo conto che è un’opera che dovrà durare almeno cinquanta anni. Ma c’è un altro grande lavoro da fare: organizzare la casa della salute. Troverà posto nella piastra del Bufalini. Vi verranno concentrate tutti i vari servizi sanitari distribuiti in città. Probabilmente vi sarà anche qualche medico di base. Ma, in questo caso, l’intenzione (giustamente, a mio avviso) è di non concentrarli tutti lì. I presidi sui territori devono continuare ad esistere. Restano un servizio indispensabile in particolare per gli anziani.
Insomma, l’impressione è che nei prossimi trenta mesi non ci sarà il tempo per annoiarsi. La speranza è che alla fine ci sia della ciccia.
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