Conta più un errore che un avviso di garanzia. Questo il titolo del fondo pubblicato da “Il Messaggero”, quotidiano romano, per commentare la bocciatura, da parte dei revisori dei conti, del bilancio del Comune di Roma. Il commento è firmato da Carlo Nordio.
Al di là del fatto specifico, Nordio ha ragioni da vendere. Purtroppo nel dopo tangentopoli il giustizialismo ha preso sempre più il sopravvento. In questo molte colpe sono anche del centrosinistra che cavalcò l’onda giustizialista per combattere Berlusconi. Poi, come sempre è accaduto in politica (e sempre accadrà), è arrivato qualcuno (5Stelle) che ha alzato l’asticella facendosi paladino dell’onestà. Fra qualche anno ci sarà qualcun altro che griderà più forte e i grillini saranno vittima della legge del contrappasso. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, recita un antico proverbio (estrapolato da una frase di Dante Alighieri) che è sempre molto attuale.
Purtroppo questa situazione è stata molto deleteria per gli enti locali dove gli amministratori sono sempre a rischio di essere inquisiti per abuso d’ufficio. È una vera e propria spada di Damocle che pende sulla testa degli amministratori pubblici. Se sono corrotti non hanno giustificazioni: se ne devono andare. Il fatto è che spesso l’abuso d’ufficio scatta perché ci sono stati errori banali, oppure per un’interpretazione sbagliata o, in alcuni casi, forzata. Tutte scelte fatte, però, non per ricavarne un ingiusto profitto, ma per dare continuità alla gestione dell’ente. C’è chi rischia e chi invece non se la sente. Legittime entrambe le posizioni, ma è innegabile che la seconda rischia di essere più nociva per l’ente pubblico, essendo più elefantiaco nelle decisioni i problemi si riverberano sull’operatività.
Però la Cassazione nel 2003 ha stabilito che il reato va escluso quando l’obiettivo primario perseguito dall’agente è l’interesse pubblico. Ciò può valere solo se il fatto è commesso da colui cui era rimessa la cura dell’interesse pubblico e se il mezzo prescelto in concreto risulti essere stato l’unico in grado di realizzare tale interesse.
Ma per stabilirlo serve un’indagine per la quale è inevitabile l’invio dell’avviso di garanzia. Di per sé non è niente di grave. È l’informazione della persona sottoposta alle indagini sul diritto di difesa. Il problema è che è stato enfatizzato a tal punto che è visto come un marchio infamante.
È per quello che ritengo abbia ragione Nordio quando afferma che è peggio un errore. È chiaro, ci sono errori ed errori. Nel caso del Comune di Roma siamo di fronte a qualcosa di molto grave. Vedersi bocciare il bilancio dai revisori dei conti di per sé è gravissimo. Lo è ancora di più vedere che sono state sovrastimate voci di entrata come, ad esempio, quella delle multe. Il che significa che la manovra economica non poggia su basi solide, ma è un puro calcolo aritmetico. Mentre il primo bilancio della legislatura dovrebbe essere quello più minuzioso in quanto disegna il perimetro dell’azione politica della nuova giunta.
Però, a parte il caso Roma (ormai è come sparare sulla Croce Rossa), il giudizio sull’azione di governo deve basarsi sugli atti concreti del governo dell’ente locale. A mio avviso il bilancio è il più importante. È quello che ti consegna gli strumenti per una gestione ordinaria confacente alle necessità del territorio che si governa. E, siccome, non ci sono più i soldi per fare tutto, servono delle scelte. E qui entra in gioco la politica. È qui che non si devono fare errori. Perché sono quelli che pesano sulla pelle delle persone. Come errori non ne dovrebbero essere fatti nella programmazione. Urbanistica e no.
Su questi temi bisognerebbe dare un giudizio sull’operato di chi governa. Invece molto, troppo spesso ci preoccupiamo, ed enfatizziamo, l’avviso di garanzia.
Il più delle volte è come preoccuparsi della pagliuzza e non vedere la trave.
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