La mostra organizzata dall’Associazione Forlì-Faenza dal titolo “Mater Misericordiae. Arte Sacra fra emozione e tradizione” di Nevio Bedeschi, che si svolgerà dal 28 gennaio al 19 febbraio 2017 (apertura sabati e domeniche dalle 10.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.15), e la visita promossa per domenica 29 gennaio da Formula Servizi per la Cultura dal titolo “Aspettando… la Madonna del Fuoco” (partenza da Piazza Saffi alle ore 15.00) consentiranno di visitare e ammirare, tra l’altro, un piccolo gioiello della città di Forlì: la Chiesa della Madonna del Fuoco o del Miracolo di via Leone Cobelli 8.
Per partecipare alla visita guidata è necessario prenotare entro le ore 18.00 di sabato 28 gennaio, telefonando al numero 329 474 11 73 (quota di partecipazione 5 euro).
Come raccontiamo nel volume “Forlì. Guida alla città” «il piccolo edificio di culto, quasi sconosciuto ai cittadini forlivesi, i trova esattamente nel luogo dove, nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 1428, avvenne il miracolo della Madonna del Fuoco. Al posto della chiesetta vi era la casa, adibita a scuola, del maestro Lombardino da Rio Petroso, che restò completamente distrutta da un incendio da cui tuttavia si salvò miracolosamente una xilografia su carta, rappresentante la Vergine con il Bambino, risalente alla fine del XIV secolo. Tra i testimoni dello straordinario evento pare vi sia stato anche Ugolino da Forlì, arcidiacono del Duomo, compositore e teorico della musica, a cui è attribuita l’invenzione del pentagramma. La xilografia, poi denominata “Madonna del Fuoco”, fu trasferita e conservata nel Duomo di Forlì dove, dal 1636, fu collocata in una cappella a lei dedicata. Nella venerata immagine intorno alla Madonna si trovano otto figure di santi, in alto l’Annunciazione e la Crocifissione, in basso i dodici Apostoli con al centro una santa e la Vergine Incoronata.
La costruzione della chiesa del Miracolo, commissionata dall’ex gesuita Andrea Michelini, ebbe inizio nel 1797, su progetto dell’architetto forlimpopolese Ruffillo Righini. A causa dell’ingresso in città delle truppe napoleoniche a Forlì, i lavori subirono una immediata battuta d’arresto .
Nel 1815, la realizzazione venne ripresa sulla base del progetto elaborato dall’architetto forlivese Luigi Mirri e venne portato a termine nel 1819. L’architetto forlivese si occupò anche degli interni, evidenziando doti di valente scultore. Al termine dei lavori, dell’iniziale progetto del Righini restò solo il minuscolo campanile laterale.
L’interno della chiesetta è un piccolo capolavoro di architettura neoclassica: pianta centrale con la cupola decorata a cassettoni, al centro della quale si trova un’apertura che consente l’illuminazione naturale del piccolo e suggestivo ambiente. Inizialmente le scene affrescate alle pareti da Pietro Zampighi erano quattro e rappresentavano La traslazione della Santa Immagine, Il Terremoto, La pioggia, Il sereno. Di queste restano solo le ultime due, mentre le altre sono state coperte da lapidi commemorative».
(Foto di Fabio Casadei e testo di Marco Viroli e Gabriele Zelli, da “Forlì. Guida alla città” )
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