Per il secondo appuntamento della rubrica "Coopstartup - Loro ce l’hanno fatta", incontriamo Achille Centro, che vuole mostrarvi Napoli come non l'avete mai vista.
Per la rubrica “Coopstartup – Loro ce l’hanno fatta”, oggi intervistiamo Achille Centro, cooperatore e socio fondatore di Vascitour, società con una visione molto originale: scoprire la città di Napoli in un turismo eperienziale.
Innanzitutto, chi siete?
Siamo quattro napoletani che hanno studiato a Napoli e che, uno alla volta, si stanno laureando in questo periodo.
Ci puoi parlare del turismo esperienziale e qual è il suo obiettivo?
Sì, allora, il turismo esperienziale punta a creare un turismo alternativo rispetto a quelle che sono le road maps e gli itinerari turistici proposti dai tour operator. Noi portiamo i nostri viaggiatori nei quartieri fuori dal centro storico, nei quartieri “insoliti”, attraverso itinerari urbani accompagnati non da guide ufficiali e turistiche, ma dai cittadini, da persone che abitano in quel luogo e che ci presentano la città dal proprio punto di vista.
Come si struttura generalmente una giornata di turismo esperienziale?
In genere quali sono le mete dove portate i vostri turisti?
Premetto che non ci occupiamo solo di tour, ma proponiamo tre tipi di servizi: itinerari urbani accompagnati; social eating, quindi pranzi e cene a casa degli abitanti locali; pernottamento nei “bassi”, ossia le case tipiche napoletane, fronte strada.
La struttura della giornata dipende da cosa sceglie il turista: solitamente, iniziamo sempre con un tour che dura circa tre ore, andiamo a conoscere un quartiere, cercando di garantire anche un processo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Gli stessi tour prevedono sempre delle tappe di tipo gastronomico, non importa che si tratti semplicemente di un caffè o di una pizza fritta, la cosa che conta è che cerchiamo, all’interno di ogni tour, di coinvolgere proprio le persone del quartiere dove siamo in visita. A volte, lo stesso caffè possiamo berlo a casa di qualche signora, regolarmente pagata, o in qualche bar, proprio per sostenere le attività commerciali del quartiere. Al centro di tutto c’è sempre il rapporto con l’altro, ci sono sempre le persone. Diciamo che i nostri tour hanno un carattere sociologico e antropologico: noi andiamo sempre a spiegare il contesto in cui ci troviamo e cerchiamo di dare gli strumenti giusti per permettere ai nostri ospiti di capire il luogo in cui si trovano e di leggere quelle realtà. Oltre ad incontrare le persone e ad assaggiare i prodotti tipici, visitiamo le opere minori delle arti maggiori, monumenti e siti che di solito le persone non vedono perché generalmente attratte dalle opere più importanti, come il Duomo, il Cristo Velato, Spaccanapoli, et cetera. È proprio in questi siti che ci affidiamo a guide turistiche e a persone formate per farci raccontare cosa stiamo visitando..
Com’è nata questa idea?
Questa idea è venuta inizialmente a me e poi è stata condivisa dalle mie colleghe e socie. È nata dal mio modo di viaggiare, ho sempre avuto un’attrazione per le strade più nascoste, per le case, per la gente – senza essere invasivo, ovviamente – mi piace sentire i profumi, gli odori, quando le persone cucinano, parlano – anche se non conosco la lingua – per capire un po’ come socializzano.
Hai detto, quindi, che siete in quattro soci, giusto?
Sì, ci sono io, Achille Centro, poi ci sono Marianna Di Fiore, Anna Bottoni, Ilaria Delli Colli. Noi ci siamo incontrati al ContaminationLab di Napoli e poi, dopo, spontaneamente, ci siamo uniti in gruppi di lavoro in base all’idea che più piaceva. La mia idea era piaciuta a queste tre ragazze e insieme l’abbiamo condivisa.
Quali sono i valori principali che guidano la vostra cooperativa?
Innanzitutto, cerchiamo sempre di fare le cose nella maniera più legale possibile, dato il nostro vissuto cittadino quotidiano. Partiamo sempre da un’idea di lavoro e di coinvolgimento delle persone, di lavoro nella legalità; cerchiamo di fare tutto in modo trasparente e secondo le regole.
C’è qualcuno che vi ha dato una mano in questo percorso?
Ci siamo impegnati moltissimo noi, alla fine siamo riusciti ad ottenere l’aiuto di Legacoop di Napoli, che per fortuna ci ha sostenuto e ci ha fatto conoscere un po’ meglio la situazione e i professionisti del settore che ci hanno aiutato a sciogliere questa matassa. Un attimo prima che succedesse tutto questo, ci siamo un po’ riusciti da soli, poi i professionisti di Legacoop ci hanno aiutato a dare maggiore stabilità al tutto.
Come vedi la tua cooperativa tra 10 anni?
Diciamo che noi siamo convinti che questo possa essere il nostro lavoro, stiamo lavorando per farla diventare una possibilità di lavoro stabile. Quindi tra 10 anni ci auguriamo che vada tutto per il meglio e che riusciamo, magari, a farla diventare qualcosa di nazionale e/o internazionale: vogliamo trasportare la nostra idea di turismo all’estero, anche se i “bassi” napoletani non ci sono. Noi dal punto di vista della comunicazione stiamo lavorando ad un’idea di turismo garantito, sicuro, alternativo alla massa, ma che comunque possa essere replicato altrove.
E invece, parlando di Coopstartup, come siete venuti a conoscenza del bando?
Siamo venuti a conoscenza del bando attraverso ContaminationLab.
Quando avete vinto Coopstartup? In quale anno?
L’anno scorso abbiamo ritirato il premio, nel 2015.
Quanto è stato fondamentale il progetto CoopStartup nello sviluppo della tua idea?
Se non avessimo partecipato a questo progetto credo che avremmo avuto dei seri problemi a metterlo in pratica. Il ContaminationLab ci ha molto sostenuto, ma inizialmente – non tanto le persone comuni, quanto gli addetti ai lavori della città – ci hanno presi un po’ per fuori di testa, dicendoci che non era il caso di portare degli “estranei” nei quartieri più popolari della Napoli. Invece, proprio le persone più semplici dei quartieri già si erano organizzate: gli stessi “bassi” che abbiamo cercato per il pernottamento erano iscritti già ad AirB&B. Le persone hanno voglia di cambiare, se gli dai una chance, una sfida, loro non aspettano un secondo a coglierla.
Tutti ci hanno sempre accolto a braccia aperte.
Puoi raccontarci un aneddoto divertente che avete vissuto durante la vostra esperienza?
Ce ne sono tanti di aneddoti divertenti, diciamo che durante questi tour, una parte è organizzata, ma un’altra totalmente improvvisata: le persone che attaccano bottone, le vecchiette che ti invitano a prendere un caffè a casa, che ti offrono da mangiare e quindi poi da lì partono episodi e situazioni che uno non si aspetta per niente.
Un consiglio per coloro che vogliono partecipare al bando.
Allora, un consiglio che mi sento di dare è, innanzitutto, quello di partecipare al bando, perché noi abbiamo fatto il salto di qualità e abbiamo imparato qualche cosa in più grazie alle full-immersion che Coopstartup ci ha fatto fare. Poi, consiglio di avere molta pazienza perchè è solo con il tempo che si riescono a raggiungere i risultati desiderati. Questi ipotetici due anni di “rodaggio” sono effettivamente giusti per vedere realizzati gli obiettivi prefissati, perché se non sei del mestiere, il mestiere lo devi imparare. E poi, soprattutto, scegliete bene i vostri compagni d’avventura, perchè altrimenti poi ci potrebbero essere dei problemi, perchè di lavoro da fare ce n’è e ce n’è tanto, tra una cosa e l’altra il tutto può diventare stressante se non hai le persone giuste a fianco con cui suddividere il lavoro. Ah, ovviamente: se passate da queste parti, venite a fare una vacanza con Vascitour!
Achille e i suoi compagni di viaggio hanno avuto un’idea: quella di far conoscere gli spaccati di vita più nascosti di Napoli. E voi, che idea avete? Il progetto Coopstartup Romagna potrebbe aiutarvi a realizzarla.
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