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RepRap: la stampante che replica se stessa

In questo quinto appuntamento con "Startup nel mondo", Eureka vi parla di RepRap: può una stampante replicare se stessa?

Il mercato delle stampanti 3D è in costante espansione, con ricadute sempre più ampie sui più svariati settori. Il campo delle potenziali applicazioni di questa tecnologia si sta sviluppando in una crescita costante, e l’impiego della stampa 3D è coinvolto ormai, anche in via sperimentale, per i più diversi scopi. Questa espansione rapidissima è giunta al punto da interrogare su un ulteriore step: può una stampante 3D replicare se stessa? L’idea, di per sé geniale, è stata lanciata dal Progetto RepRap, che ha partorito la prima stampante completamente open source capace di stampare oggetti in plastica.

Ma la vera particolarità di questo progetto è quella a cui si accennava pocanzi: l’intera stampante è costruita in plastica i cui componenti sono pensati per poter essere a loro volta stampati. La stampante può quindi replicare se stessa in modo aperto e diffuso. Nell’idea degli ideatori, quest’avventura d’impresa dovrebbe favorire la distribuzione economica di unità RepRap ai privati e alle comunità, dando loro la possibilità di creare (o scaricare da Internet) prodotti complessi, senza bisogno di costose infrastrutture industriali.

Un nuovo modo di intere la produzione ed il consumo si fanno sempre più strada nell’economia del sapere e della conoscenza, nella quale l’idea del sapere orizzontale diventa sempre più centrale.

Un sapere orizzontale che è proprio la quintessenza dell’esperienza cooperativa: un modello che va rilanciato con forza sempre maggiore e che può avere ampi spazi nei nuovi settori che si aprono nel capitalismo avanzato.

E voi? Avete una vostra idea cooperativa? Il progetto Coopstartup potrebbe venirvi incontro.

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