Intervento di Cesare Soldati (Confesercenti) per denunciare il fenomeno
Abusivismo commerciale è il tema che tratta l’intervento di Cesare Soldati, presidente Confesercenti.
L’iniziativa di approfondimento organizzata dalla Confesercenti Cesenate su abusivismo e contraffazione ha avuto un’appendice che ha creato una certa discussione su quella che abbiamo chiamato “economia sommersa”. Forzando la mano voglio rappresentare quella che potrebbe essere una giornata tipo di un consumatore, consapevole che non corrisponde alla realtà di tutti i giorni. Lo scopo è di fare aprire gli occhi su quanto ampia sia diventata la possibilità “legalizzata” di rivolgersi a soggetti che hanno un carico fiscale enormemente più basso rispetto alla parte prevalente delle aziende, che ogni giorno sopportano e fanno i conti con un carico fiscale elevatissimo. Si crea in questo modo una evidente concorrenza che a nostro avviso è palesemente sleale e si genera un enorme ammanco di gettito per le casse dello Stato.
Ho un giorno di riposo, per cui mi sveglio la mattina e vado a fare colazione al circolo. Di seguito mi reco al farmer market per l’acquisto di frutta e verdura. Si è fatta l’ora per la palestra, che però nel frattempo è diventato un club per soci. Passo di fronte ad un camioncino che vende fiori e mi fermo a prendere una rosa che regalo a mia moglie incontrandola al circolo per pranzo. Il pomeriggio vado in piscina all’agriturismo, dove pago ingresso e lettino e mi fermo per cena. Dopo cena, utilizzando il servizio di mezzo di trasporto dell’associazione di volontariato che costa meno del taxi vado al mercatino del riuso, dove compro diversi oggetti. Termino la giornata di festa fermandomi a dormire dall’affittacamere. In tutte le attività visitate non viene emesso scontrino fiscale, fattura o comunque non devono seguire le regole seguite dalle altre imprese poichè godono di agevolazioni, sul piano normativo, burocratico e fiscale.
Premesso che le normative e le situazioni sono più complesse del modo semplicistico con cui le ho rappresentate, ho compiuto una palese forzatura perché è necessario interrogarsi. Le imprese “normali” perché dovrebbero restare tali e non trasformarsi in altro, visto che in tanti lo fanno? Sui quotidiani capita di leggere inserzioni promozionali della “serata paella” nell’agriturismo in collina (alla faccia della produzione locale!) o di cessione di bar che può essere indifferentemente a licenza pubblica o circolo per soci. Potrei andare avanti. Mi chiedo: il nostro Paese potrà andare avanti in questo modo?
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