La posizione del Pri nel dibattito sulla Regione Romagna
Meno Comuni, non una nuova Regione È la posizione del Pri nel dibattito sulla Romagna. Questo il documento.
Nel momento in cui il Paese attraversa la più grave crisi economica del dopoguerra dovrebbe essere compito delle forze politiche impegnarsi per proporre soluzioni utili alla ripresa. Così non ci sembra, non c’è proposta che possa essere considerata risolutiva del problema.
In questo caso si inserisce la proposta di istituzione della regione Romagna. Una obiezione è assolutamente naturale: è necessario inventare un nuovo livello burocratico, preso atto che l’Italia affoga nella palude della burocrazia?
Nel momento in cui sarebbe necessario ridurre il numero delle regioni ed eliminare quelle a statuto speciale noi al contrario ne inventiamo una nuova. Nonostante il fatto che il primo che ebbe a parlare di Romagna sia stato alla Costituente Aldo Spallicci, oggi il PRI ritiene sbagliato pensare a dividere la Regione. Anche perché questa operazione avrebbe l’effetto di aumentare la spesa pubblica corrente nel momento in cui sarebbe fondamentale realizzare una politica che la riducesse.
Sembra al contrario che questo problema nessuno se lo ponga ed allora il PRI pone all’opinione pubblica una domanda : e se si riducesse drasticamente il numero dei Comuni? Non sarebbe forse questa una operazione che darebbe al Paese una struttura più moderna e più confacente alle necessità?
Noi dagli altri Paesi europei non impariamo mai niente : in tutti i paesi europei avanzati non esistono enti locali con popolazione inferiore a 20.000/ 30.000 abitanti. Perché questo? Perché solo quella dimensione garantisce agli amministrati servizi adeguati. Noi al contrario ci siamo inventati l’Unione dei comuni, che non riducono la burocrazia e non risolvono alcun problema.
Ci vuole in questo momento il coraggio di fare scelte serie ed efficaci. Bisogna altresì che si realizzi una politica regionale più confacente ai problemi da troppi anni irrisolti. Solo l’Emilia Romagna ha la possibilità di realizzare un piano infrastrutturale che faccia da supporto alla nostra economia, che sostenga la nostra agricoltura ed il nostro turismo. Il problema vero è che tutto questo manca.
Ed invece di questo abbiamo necessità, non di altro. Del Provincione e della Città Metropolitana Romagnola ne discuteremo poi, ben sapendo che tutto ciò può essere superfluo se le cose partono con il piede giusto. In ogni caso arrivare a fare un referendum popolare per chiedere ai cittadini cosa ne pensano non ci dispiace, perché come repubblicani siamo sempre stati attenti ad ascoltare la voce degli amministrati.
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