L'Edera resta all'opposizione. Sono molti gli elementi che fanno pensare alla nascita di un fronte moderato
Libera perde un altro pezzo. Se ne vanno i repubblicani. Questo il documento integrale dell’ Edera.
Il PRI di Cesena prende atto che non esiste più la coalizione di Libera Cesena, implosa in questi ultimi giorni, e pertanto ribadisce la sua piena e totale autonomia. Ovviamente questo non significa un cambiamento di posizioni e rapporti con le altre forze politiche della città, in quanto il PRI continuerà il dialogo con tutti ed in primo luogo con i cittadini, presentando le proprie proposte programmatiche come stà facendo da tempo. Il PRI sottolinea inoltre di essersi presentato alla opposizione della giunta Lucchi nei cui confronti non cambia la posizione tenuta coerentemente dal primo giorno di mandato sino ad oggi.
Quale può essere il passo successivo? È chiaro che a nessuno sfuggiranno alcuni elementi. Due innanzitutto: i toni sono gli stessi usati da Gilberto Zoffoli (addio a Libera, ma resto all’opposizione) e l’altro è che il Pri era stato invitato alla presentazione ufficiale della lista Popolari per Cesena (quella di Gilberto Zoffoli). Invito che l’Edera aveva raccolto senza se e senza ma. Erano presenti Renato Lelli e Africo Morellini, due dei tre attuali traghettatori.
In politica può succedere tutto e il contrario di tutto, ma quelli mi sembrano segnali inequivocabili della volontà di dialogare per vedere se ci sono le condizioni per dare vita ad una coalizione moderata.
Un’idea che tutti si erano fatti fin dal giorno della conferenza stampa e che ora si rafforza con la decisione presa dall’Edera. Per fare una prova manca ancora il terzo indizio. Ma, a me, per la verità, non serve. Col passare del tempo vedremo cosa succederà e dove potrà portare questa possibile alleanza. Di certo può avere gambe per correre. Se non altro perché si muove in un fronte moderato che, al momento, sembra interessare a pochi soggetti politici.
Del resto sia i Popolari per Cesena che il Pri hanno nel dna quella che per me è la “buona politica”. Quella, in buona sostanza, di lotta e di governo. Che vuole capire le cose prima di decidere. Che considera la controparte un avversario e non un nemico. Che non urla, ma ragiona e poi decide. Peccato non citino mai John Maynard Keynes.
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