La politica e il ballo del qua qua

Le elezioni politiche si avvicinano. E Varro da una lettura esclusivamente cesenate

Le elezioni politiche si avvicinano. E Varro non poteva disinteressarsi. Lo fa, però, con una lettura esclusivamente cesenate che resta l’unico ambito che lo interessa.


Le prossime elezioni politiche daranno il via all’inevitabile ballo del qua qua. Come sempre, il 5 marzo scopriremo che nessuno ha perso; che però gli altri hanno subito una pesante sconfitta; che ci saranno leader (degli altri, è ovvio) dimissionabili a go go, ecc., ecc.


Si tratterà di uno spettacolino della politica non certo coinvolgente, pieno di protagonisti professionali e senza il pubblico delle grandi occasioni, visto che i cittadini se ne allontaneranno senza rimpianti, come accade da anni, purtroppo.


Ma a Cesena lo spettacolo avrà anche una replica già prevista e forse più interessante: quella dei conti in vista delle elezioni comunali. Infatti, la sera del 4 marzo molti saranno lì con la calcolatrice a fare i conti in tasca ai possibili sindaci. Ecco allora che in vista del “ballo del qua qua cesenate”, proviamo a mettere giù due conti utili al puzzle elettorale del 2019.


La domanda per tutti è: “quale soglia di voti sarà bene raggiungere il 4 marzo, per avvicinarsi con passi felpati ma sicuri al giugno 2019”? Tutti sanno infatti che da sempre i voti alle politiche danno una indicazione non secondaria su quelli che si intercetteranno alle comunali.

Piazza del Popolo – Cesena (credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)


Il Pd, per esempio, di solito alle elezioni politiche nazionali raccoglie il 10% in meno di quanto raccolga, sempre alle politiche, a Cesena. Lo ha ricordato anche extragel Lucchi nella conferenza stampa dei bei sogni di fine anno. Se è vero quindi che 4 marzo il Pd nazionale raccoglierà tra il 22 e il 23% (come raccontano oggi i sondaggi più gentili con Matteo from Florence), allora è facile pensare che nella stessa giornata il Pd a Cesena non andrà oltre il 32/33%, nonostante le buone candidature di Landi e Gozi che confermano una certa attenzione per il nostro territorio da parte dell’Etrusco che ha un nonno cesenate. La stessa tendenza la indicano tra l’altro anche i sondaggi regionali pubblicati recentemente da Repubblica.
E allora, dal basso del voto di un terzo del cesenati, il Partitone dovrà garantire un bel movimento di meningi per capire come uscirne.

Cesena – (Photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)


E il M5S non più Beppedipendente? Come candidata sindaco Natasciona nel 2014 prese i voti del 15,5 dei cesenati. Ma lei è Natasciona e in più aveva perso per strada il 4% di VittoValletta, che se ne era andato dalla casa comune solo perché non ne poteva più dell’alito della zarina (o c’erano anche motivi politici che entrambi hanno sempre negato?). Sommando 15,5 a 4 e aggiungendo il trend nazionale (e l’effetto “spingente” di Luigino Di Maio), se il M5S a Cesena dovesse stare sotto il 23/24%, dovrebbero commissariare (con un post, è ovvio) Natasciona, Adamo and c.

https://www.flickr.com/photos/ziowoody/

Cesena – Palazzo del Capitano (photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)


Che cosa troverà invece nei seggi il centrodestra cesenate? A livello nazionale si sta mettendo a posto (anche se tra distinguo quotidiani ai quali sarà bene abituarsi negli anni a venire), ma a Cesena la guerra atomica tra Marcone Casali (Stefano Spinelli, addizionato da Anto Celletti, Patti Ricci ed altre mosche cocchiere) e gli ortodossi dell’avvocato Enrico Sirotti Gaudenzi (con il supporto della moglie), continua e non si concluderà in fretta. A Cesena fra poche settimane Marcone e i duri e puri (sotto le spoglie della Lega deCellettizzata) potrebbero ambire a un 10/11% (la Lega a Cesena nel 2014 arrivò al 3%, ma tenendo lontana la Celletti e contando sull’effetto del Matteo con la felpa, qualcosa di positivo accadrà). L’avvocato forzaitaliota invece partirà dalla base di Gilbertino Zoffoli e potrà puntare così almeno sul 17/18%. I fratellini d’Italia di Patriziona Ricci raccoglieranno forse il 3/4%.


Quanto a Leu e al PRI che torna con la rilla sulla scheda, siamo proprio curiosi di vedere l’effetto che fa.


Insomma, ricapitolando quando il 5 marzo conteremo i voti, dovremmo trovare il Pd al 32/33 %; il M5S al 23/24%; il centrodestra al 30/33%. Vicini vicini e cioè destinati a un ballottaggio vero, nel 2019.
Sotto questa soglia sarà un disastro da lettere di dimissioni in serie. Sopra invece ci sarà spazio per un peana alla vittoria.
Ma come sempre, qui scatterà quel ballo del qua qua che ci accompagnerà verso le prossime elezioni amministrative. Perché c’è sempre un papero che fa un qua qua qua, anche nella politica cesenate, statene certi.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.