Sono le caratteristiche principali che dovrebbe avere un leader. Il tutto poi si sintetizza in capacità di ascolto
Determinazione e modestia non sono due sostantivi in contrasto tra loro. Anzi, a mio avviso, assieme alla competenza, dovrebbero essere tra le caratteristiche principali di un leader. Compreso quello politico. C’è anche la sincerità, ma di quella parleremo un’altra volta.
Ho sempre sostenuto (e resto di quella idea) che un capo alla fine deve prendere una decisione. Pur sapendo che deluderà qualcuno. Galleggiare sarebbe utile per il consenso personale, ma non per per l’ente o l’azienda che si amministra.
Spesso, però, il decisionismo fa rima con arroganza. Ecco, questo è il grande limite. È qui che entrano in campo la determinazione e la modestia. Che poi possono essere comprese in un solo atto: capacità di ascolto.
Attenzione però. Il confronto deve essere vero. Spesso si bluffa. Sì organizzano confronti fiume che però non cambiano di una virgola la decisione che era stata presentata. No. Così non va. È una presa in giro.
È difficile che in un dibattito non emergano proposte che possano modificare un progetto. Ho detto modificare, non stravolgere. Va da sé che alla fine dovrà essere il capo o il leader (chiamatelo un po’ come volete) a dover fare una sintesi che sia in linea con le proprie idee, con i propri valori.
Però, diciamoci la verità, non succede molto spesso. Sia nel pubblico che nel privato. La colpa però non è sempre di chi comanda. Spesso anche la controparte Ha molti limiti. Chi mi conosce sa che questo è sempre stato il mio modo di vedere le cose.
Più di una volta mi sono trovato all’opposizione. Parlo del privato. Non ho mai fatto politica. Ho sempre lottato per non andarci, ma non sempre mi è andata bene. Quando ho perso però ho sempre avuto un atteggiamento chiaro: rispetto dei ruoli e collaborazione. Pur non interessandomi posizioni di responsabilità o sempre presentato progetti o integrazioni a quello che veniva presentato. Qualcosa veniva accolto. Molto, anzi moltissimo rifiutato. Non ero soddisfatto. Non potevo esserlo. Ma la mia amarezza veniva mitigata quando verificavo che, comunque, c’era voglia di confronto. Invece, inevitabilmente, mi irrigidivo quando mi trovavo di fronte a posizioni precostituite.
Alla fine però ero sempre sereno. E quello è fondamentale. Perché ero in pace con me stesso. Del resto ho sempre sostenuto che bisogna saper vincere senza stravincere (e non è facile), ma bisogna anche saper perdere (altra cosa difficile).
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