La riqualificazione di piazza della Libertà toglie dal confronto politico un tema molto dibattuto nelle ultime cinque campagne elettorali. Di cosa si parlerà nella prossima? Suggerisco di occuparsi delle difficoltà che le Sturt Up incontrano a insediarsi. Ci sono le idee. Dobbiamo dargli gambe per correre
Piazza della Libertà può piacere o no, ma adesso bisogna valorizzarla. Si deve capitalizzare l’investimento fatto. Di idee ce ne sono tante e molte ne arriveranno. Per conto mio condivido il titolo del Corriere Romagna di martedì: va vinta la sfida dei negozi sfitti.
Nell’articolo parla anche il sindaco e dice che si augura che si riempia in fretta di bar e ristorantini “perché – prosegue -, secondo me, quella è una piazza più bella se piena di sedie e tavolini”. Posizione che condivido. Insomma, portare piazza della Libertà a diventare come piazza del Popolo e la zona attorno al Bonci. Una sorta di terzo polo dell’aperitivo e della movida.
Ma c’è mercato? Assolutamente sì. Serve però qualità. E, di conseguenza, professionalità. Bisogna evitare improvvisazioni. In tutti i sensi. Anche per quanto riguarda l’organizzazione di eventi. In questo caso bisogna evitare di andare in trance agonistica.
Comunque, al di là di tutto, la riqualificazione della piazza toglie dal dibattito un argomento che è stato al centro delle ultime cinque campagne elettorali.
A questo punto è lecita la domanda: quale sarà il tema più dibattuto in vista delle amministrative del 2019?
I parcheggi non credo, il centro storico potrebbe suscitare interesse solo se declinato dal punto di vista turistico. In questo senso, io credo sarebbe importante trovare un brand.
Ma il vero tema della prossima campagna elettorale sarà la città del futuro. Dobbiamo partire dal presupposto che il nostro territorio ha un problema di redistribuzione causato da un mix fatto da redditi bassi e precariato. Inoltre c’è un aumento dei ritmi di lavoro. Ed ha ragione chi, come Marcello Borghetti, segretario Uil, dice: “Si sottovaluta il risultato finale, perché con redditi bassi, precariato e la spremitura delle persone, si perde e si dequalifica il lavoro con ricadute sull’innovazione e si impoverisce il territorio, con ricadute sui consumi”.
Ma è molto significativa un’altra cosa che Borghetti aggiunge: “Mentre ci occupiamo di immigrazione, non ci curiamo di emigrazione dei giovani”. Ha ragione da vendere.
Ebbene, nella Cesena del prossimo futuro mi piacerebbe che fosse data una risposta ad un tema che è stato sollevato nel locale forum dell’economia: la difficoltà delle Sturt Up a decollare nei nostri territori. Insomma: ci sono le idee, ma quella probabile impresa e quella nuova occupazione non si radica qui. Le motivazioni principali: difficoltà del credito e carenza nelle infrastrutture.
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