Anche Forlì ebbe il suo Sergio Marchionne

Bruschi, nato a Forlì dove visse e compì gli studi di scuola superiore, fu direttore centrale della Fiat e vero Mentore (per volontà del nonno dell'avvocato) di Giovanni Agnelli. Insieme all'architetto Bonadè Bottino fu l'ideatore dello stabilimento Mirafiori. Ma i motivi per ricordarlo non finiscono qui

Rambaldo Bruschi in un ritratto di gioventù – immagine tratta dal libro di Emilio Gelosi “Rambaldo Bruschi, l’uomo che dava del tu alla Fiat”

Proprio tra pochi giorni  cadrà la ricorrenza della morte dell’ingegner Rambaldo Bruschi avvenuta il 18 agosto del 1966. Perchè ricordarlo? Bruschi, nato a Forlì dove visse e compì gli studi di scuola superiore, fu direttore centrale della Fiat e vero Mentore (per volontà del nonno dell’avvocato) di Giovanni Agnelli. Insieme all’architetto Bonadè Bottino fu l’ideatore dello stabilimento Mirafiori.

Negli anni in cui la Fiat Engineering si occupò della costruzione del nuovo Ospedale nell’area del Pierantoni ebbi occasione di scambiare qualche idea con un loro dirigente e il discorso cadde su Bruschi. Egli mi disse che non c’era decisione importante in sede di consiglio di amministrazione che venisse presa senza l’assenso (tacito o manifesto) di Rambaldo.

Bruschi non spezzò mai il legame con la sua città ma anzi lo rese indissolubile quando decise di destinare l’intero suo patrimonio (circa 10 miliardi delle vecchie lire in beni immobili, mobili e titoli) all’Ospedale di Forlì. Chi visita la nostra Biblioteca può ammirare una preziosissima edizione illustrata della Divina Commedia ora divenuta, grazie a lui, patrimonio della Città. Il vecchio ragionier Gardini, dirigente amministrativo del nostro Ospedale, ora scomparso, mi raccontò che in occasione di una visita a Forlì nel primo dopoguerra, Rambaldo venne accolto, come si usava per le persone di riguardo, con la guidana rossa. Il suo commento fu prosaico: “Un gnè bsògn de tapèt par me, amarcòrd incòra quand la mi màma la ì avèva la banchèta in piaza”.

Delfina Cima – Immagini tratte dal libro “Rambaldo Bruschi, l’uomo che dava del tu alla Fiat”, di Emilio Gelosi

Unica sua richiesta testamentaria formulata assieme alla cospicua donazione: la cura perpetua della tomba al cimitero monumentale dove egli riposa insieme alla moglie Delfina Cima e al fratello pluridecorato Orlando Zanchini. Un’ultima annotazione sulla moglie Delfina che dopo quasi 25 anni dalla scomparsa di Rambaldo – pur in presenza di avverse sollecitazioni – volle mantenere fedelmente le ultime volontà dell’amato marito.

Immagini tratte dal libro “Rambaldo Bruschi, l’uomo che dava del tu alla Fiat”, di Emilio Gelosi

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