I prigionieri di Morrone

Filippo Rossini da una sua chiave di lettura all'alleanza di centrodestra

Domani Andrea Rossi, candidato a sindaco appoggiato dal centrodestra, si presenterà ufficialmente. Intanto Filippo Rossini, consigliere comunale del Pd, analizza la situazione. La nota.

Filippo Rossini

Sono veramente molto curioso di capire in che modo cercheranno di giustificare una coalizione che si preannuncia essere più che un’alleanza, un patto di prigionia condivisa.
Quello che abbiamo letto in questo periodo sulla stampa riguardo alla “genesi” di questo accordo, impone qualche riflessione.


Partiamo da qui: la lega è il carceriere, lo dicono i numeri, lo dice l’attivismo del Sottosegretario alla giustizia, nascosto dietro il candido volto di una giovane e inesperta segretaria provinciale, notoriamente più impegnato a individuare i candidati sindaco di Forlì e Cesena che non a risolvere i problemi del suo Ministero. Più propriamente lo dice l’evidenza dei fatti.
Sono quelli che che portano i pantaloni, si sarebbe detto una volta. Non hanno nulla da perdere e dentro la coalizione hanno la tranquillità tipica di chi sa di essere il partitone che anche quando perde, vince sempre.

Filippo Rossini


Il primo prigioniero è Forza Italia, che si è vista negare la possibilità di indicare il candidato sindaco e che sa di essere ormai ridotta a mero “raccoglitore” di consenso per poi regalarlo senza tanti fronzoli alla Lega. Cerimonia già vista. Sono i portatori d’acqua, esclusi da ogni decisione, esclusi da ogni trattativa. Morrone non li ha nemmeno considerati. Credo che fossero scontati. Sono prigionieri, sanno di esserlo ma lo accettano, perchè in fondo va bene così. L’importante è non sparire del tutto.


I secondi sono i cattolici “oltranzisti” che si differenziano dalla posizione di Forza Italia solo perché non erano scontati. A Cesena hanno anima e corpo vivo. Anche loro saltati a piedi pari, anche loro dimenticati, anche loro prigionieri e felici, in fondo, dopo tutto, sperano nella magnanimità della lega, “non ci hanno dato il candidato sindaco, speriamo almeno in un posto in giunta”. Sono i cattolici d’elitè, quelli che alla “Chiesa della Croce” hanno sempre preferito la “Chiesa della Spada”, sono quelli del “potere”, utili alla Lega perché sanno maneggiare i soldi, li contano, li investono, spessamente in sanità. La mente corre libera a Comunione e Liberazione e a don Verzè. C’è un nuovo ospedale in costruzione, tremo al pensiero di averli al governo della città.


I terzi prigionieri sono i Liberal-democratici.  All’inizio possibilisti verso un alleanza di centro-sinistra, poi ricondotti sulla via della destra dalla scelta oculata di un candidato sindaco socio in affari del loro leader. Un grande attaccamento ideale verrebbe da dire. È noto come vanno queste cose: la famiglia e gli affari prima di tutto. Hanno la funzione di “consolatori” verso il candidato sindaco, quando subito dopo la presentazione di domani verrà isolato. Batteranno la mano sulla sua spalla pronunciando la seguente frase: “la politica è così, è fatta di amori improvvisi, poi come succede spesso nelle coppie male assortite, uno prevale sull’altro. Aspetta un po’ vediamo, se rinasce l’amore, intanto fai quello che ti dicono, che poi magari si indispettiscono e conoscendoli ci vuole poco a farli  diventare cattivi”.


Il quarto prigioniero, il più prigioniero di tutti è proprio lui, il candidato Sindaco, l’uomo del fare, l’imprenditore, l’amato perchè produce ricchezza, ma la politica non è un’azienda, non produce ricchezza, si occupa di evitare che troppa ricchezza finisca in troppe poche mani. È il contrario del suo lavoro. Non credo che glielo abbiano ancora spiegato.


L’hanno illuso che avrà voce in capitolo, carta bianca, possibilità di muoversi come crede, potere decisionale. È esattamente la stessa cosa che hanno promesso ai 5 stelle al momento della chiusura del contratto di governo.
Com’è finita?
Mangiati, divorati dall’interno, fregati con le loro stesse mani. Prigionieri di avidi carcerieri in cerca di  potere, rivalsa e nemici da abbattere.
Si apprestano a farlo anche con lui, nell’indifferenza e nella connivenza dei suoi tanti compagni di cella.
La verità è che da domani pomeriggio non potrà più nemmeno andare a fare “due gocce di pipì” senza Morrone. Allora tutti ci dimenticheremo del “civismo”. Diventerá un candidato politico, di destra e “ad occhio” di quella peggiore.
Cesena merita di più di tutto ció.
Noi lo sappiamo. Ci saremo, con una versione diversa da questo rumore di sottofondo.
A loro le favole e i cieli azzurri.
A noi la vera passione e la politica e le parole di verità.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.