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Continua la pubblicazione delle tappe della Trafila Garibaldina nel Forlivese. In quella precedente abbiamo lasciato il Generale Garibaldi e il Maggiore Leggero, che stanno tentando di sottrarsi ai gendarmi del Granducato di Toscana aiutati dai patrioti, a Dovadola. L’obiettivo è raggiungere una zona più isolata come Monte Aguto, sempre territorio del comune della valle dell’Acquacheta.
È la tappa più difficile e lunga del percorso, ma la più bella e varia, scrivono Giorgio Assirelli e Orazio Moretti che nel 2011 l’hanno mappata e raccontata, perché si percorrono sterrate di servizio ai campi e alle coltivazioni in un ambiente rurale collinare. Si parte da Dovadola, tornando sulla statale 67 e dirigendosi verso Forlì. Arrivati alla località San Giacomo (km 1,300 da Dovadola) si gira a destra per via Treggiolo e la si percorre fino ad arrivare al ristorante “E Galet”. Di fronte al ristorante c’è Villa Raggi. La casa è situata in fondo ad un vialetto e protetta da un cancello, è abitata e quindi occorre evitare di entrare nella corte, anche se c’è il cancello aperto. La famiglia Zanetti Protonotari Campi, che ha permesso al sentiero di passare sui suoi terreni, è disponibile, previa prenotazione al numero di telefono 0543922390, a fare vedere la lapide e il busto di Garibaldi collocati nella facciata principale della villa. Da Villa Raggi si prosegue sulla strada asfaltata per 100 metri e alla prima curva si gira a destra su una strada di campo a fianco di un cipresso. Qui si innesta anche la strada di servizio del ristorante “E Galet”, che corre parallela a quella sterrata che si deve percorrere seguendo i margini dei frutteti e si dirige verso il crinale, raggiungendolo. Ottimo punto panoramico sulle vallate del Rio Pezzolo e del Montone. Si gira a sinistra, si continua lungo il crinale e dopo 700 metri si arriva ad un bivio con una casa sulla destra, si prosegue dritto per altri 800 metri e al bivio si gira a sinistra costeggiando un boschetto. Si sale ancora un po’ e si comincia a vedere sulla sinistra in basso la chiesa di Monte Maggiore. Al successivo bivio si gira a destra verso il podere Casetta. La strada a sinistra raggiunge la chiesa e la strada asfaltata per Monte Maggiore. Si oltrepassa la casa di fianco ad una alta siepe di cipressi puntando, dritto, ad un grosso ciliegio. Qui si gira a sinistra lungo un filare di ciliegi a sinistra e ulivi a destra, fino ad arrivare su una buona strada ghiaiata. Si gira a sinistra e si arriva in breve a casa Collina, dove è nato Alessandro Mussolini. Si prosegue e si arriva dopo poco alla strada asfaltata di Monte Maggiore. Qui si gira a destra fino al bivio che va a Dovadola e Predappio. Si prende la strada che va verso Predappio fino al successivo bivio per San Ruffillo.
Si scende verso San Ruffillo e si arriva dopo 900 metri a Villa Piera, in corrispondenza di una piccola chiesetta posta a sinistra della strada. Inizia ora il tratto più prettamente escursionistico fino al Palazzo di Monte Aguto. Si scende sullo stradello di fianco alla chiesa e si raggiungono i campi sottostanti. Lo stradello corre parallelo alla strada principale superiore fino alla fine del campo, nella sua sommità. Ora, seguendo sempre il perimetro del campo, la strada diventa molto disastrata e scende a fianco di un boschetto misto di querce fino al suo limite più basso. Qui occorre tralasciare la traccia che va verso sinistra, attraversa il campo e raggiunge il lato opposto della valle. Si costeggia in basso il bosco, lo stradello è difficilmente percorribile per la vegetazione e occorre scendere sul campo, a sinistra, in alcuni tratti, fino ad uscirne nella sua parte quasi opposta.
Lo stradello termina di fronte ad un campo coltivato. Qui occorre prestare attenzione. Di fronte si vede, più in basso, un varco in una macchia di salici e subito oltre, al suo limitare, si intravvede una strada che proviene dalla casa che si vede a destra più in alto, al limitare dei campi. Si punta direttamente al varco attraversando il campo fino ad incontrare la summenzionata strada. La si prende verso sinistra, si scende ad un fosso e si risale sull’opposto versante fino a giungere alla casa Le Piane. La casa è disabitata ed in cattivo stato. Siamo di nuovo in mezzo ai campi coltivati e la strada si perde di nuovo. Si oltrepassa la casa e subito si vede un fabbricato di servizio in muratura sulla destra. La traccia riprende alle sue spalle e punta direttamente verso il monte, ora ben visibile.
Si risale il faticoso fianco del monte fino ad arrivare ad una strada più larga e tenuta meglio. Da qui la vista spazia verso il profondo fosso del Rio di Meleto ed i suoi alti e selvaggi dirupi. Si prosegue lungo la strada con saliscendi frequenti ma sempre agevolmente percorribile, sul fianco del monte e in mezzo al bosco. Si supera una confluenza con una pista che arriva da sinistra e si prosegue dritto sulla strada principale fino ad arrivare ad un primo bivio. Proseguendo in piano si arriva fino ai ruderi di una casa poco oltre. Invece di proseguire si scende sul ramo di destra. Il percorso costeggia costantemente il Rio Di Meleto tenendosi in alto. Si vede sul versante che sovrasta il fosso il crinale delle case di Monte Aguto di Sopra e di Sotto.
Poco oltre in un altro bivio si prosegue dritto sulla strada principale fino a che questa finisce in un’altra strada. Si scende a destra verso il Rio Di Meleto che si raggiunge ben presto. Attraversatolo, la strada risale sul versante opposto guadagnando il crinale con ampio percorso a zig zag, seguendo i perimetri dei campì coltivati. Si giunge così alla bella casa di Monte Aguto di Sopra, sul crinale, abbandonata ma ancora in buone condizioni. Ora si percorre brevemente il crinale in discesa fino a Monte Aguto di Sotto. Da qui lo sguardo spazia sulle valli appena percorse e in lontananza si intravede Villa Piera. La strada costeggia a sinistra la casa e comincia a scendere verso San Ruffillo. Poco dopo la casa, a sinistra, si incontra una ennesima strada che scende e si inoltra a mezza costa verso Ovest esattamente verso il crinale del Palazzo di Monte Aguto, che già si vede poco dopo. Si scende ad un laghetto di irrigazione e si affronta l’ultimo tratto di salita verso il Palazzo ora ben visibile e vicino. Il Palazzo di Monte Aguto, dove trovò rifugio Garibaldi, è un agglomerato di vecchi fabbricati, ancora in buono stato ed in posizione panoramica, con una chiesetta di più recente costruzione, immersa nel bosco. Sulla facciata del Palazzo, sopra all’ingresso, si vede la lapide posta a memoria del soggiorno dell’Eroe dei Due Mondi.
Lasciato il Palazzo si imbocca la strada, verso Nord, che scende a San Ruffillo, oltrepassando una casa abitata. Lungo la strada occorre fare attenzione ai cancelli che occorre aprire e richiudere dopo il passaggio.
Il percorso nella storia
“Allo spuntare del giorno successivo 18 (sabato), previe intelligenze tra il Tassinari e il Bonauguri, quest’ultimo li condusse sul proprio baroccino alla Villa dei Raggi dello stesso suo padrone; ma il Tassinari, non istimandoli ivi sicuri, per essere luogo troppo vicino alla Parrocchia di Colmano e di confine dei due Stati toscano e pontificio, ed anche per non compromettere il fattore Bonauguri di fronte al padrone, ch’era granduchista per la pelle, chiese ed ottenne il permesso dall’amico signor Giuseppe Gualdi di condurli al Palazzo di Montaguto sua montana possidenza. Quivi sostarono ormai sicuri fino alla sera 21 agosto (martedì), assistiti premurosamente da suo figlio Domenico …”
Non corrisponde al racconto del Mini l’affermazione sulla durata del soggiorno di Garibaldi contenuta nella lapide murata sulla facciata di Villa Raggi. I fuggiaschi arrivano a Villa Raggi il 18 e vi restano solo fino al pomeriggio dello stesso giorno. Questo il testo: GUIDATO AL MONTE / TREBBIO / OVE ERA ATTESO DA DON GIOVANNI VERITÀ / GIUSEPPE GARIBALDI / IMMERSO NEL DUOLO PER LA PERDUTA ANITA / QUI SI FERMÒ DALLA SERA DEL 17 / A QUELLA DEL 18 AGOSTO 1849 / PROFUGO DOPO LA CELEBRE DIFESA / IN CUI UNA GLORIOSA FALANGE / LUI DUCE / LUNGAMENTE CONTESE LE PORTE DI ROMA / ALLE INNUMERI SCHIERE NEMICHE / ACCORSE A SOFFOCARVI LA LIBERTÀ / NEI MOMENTI PER LA PATRIA SOLENNI / A QUESTO MARMO COME AD UN’ARA / VERRANNO I PATRIOTI / AD AFFERMARE I LOR FORTI PROPOSITI / E A TRARRE AUSPICI DI GLORIA / IL 18 AGOSTO 1893 PER INZIATIVA / DEI VETERANI E REDUCI DOVADOLESI / E A CURA DEL PROPRIETARIO DELLA VILLA.
Ancora una volta Giovanni Mini descrive il percorso seguito nei minimi particolari: “Partenza da Dovadola per la Villa dei Raggi: Ore 4 antimeridiane del 18 agosto (sabato). Percorso: Traversata del ponte dell’Annunziata – Strada regia, detta allora dell’Annunziata e oggi dello Spedale – Sentiero di Tergiolo, o di San Giacomo – Traversata del fiume Montone (forse in que’ giorni asciutto) – Tergiolo (casa colonica) – Schiavina (casa colonica) – Bernardina (casa colonica) – Gualdone (casa colonica) – Tombarelle (casa colonica) – Villa dei Raggi (casa padronale) – Chilometri 4 circa. Dalla Villa dei Raggi, i profughi, accompagnati sempre dal buon fattore Bonauguri, percorsero su due umili cavalcature i seguenti luoghi per accedere a Montaguto: Palestrina (casa colonica) – Montemaggiore (casa colonica) – Monte Maggiore (parrocchia della comunità di Predappio) – Castagnole (casa colonica) – Ospedale di Calboli (casa colonica) – Zavernello (casa colonica) – Rio delle Morande – Villa Piera (allora Villeggiatura dei Conti Bezzi di Forlì) – Rio di Meleto – Palazzo di Montaguto in parrocchia di San Rufflllo della Comunità di Dovadola – Chilom. 12 circa di circonvallazione. Arrivo: Ore 9 pom. Dello stesso giorno (sabato) 18 agosto.”
Qui rimangono fino alla sera del 21 agosto. A fianco della finestra della camera dove dormirono Leggero e Garibaldi si può ancora vedere, scritto a matita dallo stesso Leggero, un testo in caratteri propri degli affiliati della Giovane Italia. In seguito fu interpretato nel modo seguente: “Stiedro: qui: – Battista:Leggero:e:Garibaldi:- Dalla:sera:18:Agosto:-Alla:sera21.1849”.
Giuseppe Gualdi, dopo aver notato la strana scrittura, ne svelerà la presenza ed il contenuto solo dopo l’Unità d’Italia. In seguito fu posta, sulla facciata del Palazzo, la seguente lapide a perenne memoria: GIUSEPPE GARIBALDI / NELLA SUPREMA TRIADE D’ITALIA / FULMINE DI GUERRA / DEI POPOLI PER TIRANNIDE CONCULCATI / MAGNANIMO DIFENSORE / CUI / NIUN MONUMENTO MIGLIORE / DELL’URNA CONFORTATA DI PIANTO UNIVERSALE / È DATO CONCEDERE / QUI / DALLE ORDE REPUBBLICANE FRANCESI / E DALLE AUSTRIACHE FALANGI / INSEGUITO A MORTE
RICOVERAVA NELL’AGOSTO / DEL 1849 / I VETERANI ED I REDUCI DOVADOLESI / A MEMORIA DI TANTO FATTO / QUESTA LAPIDE / MURARONO / AGOSTO 1882.
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