Le bugie sulle tasse

Una manovra da trenta miliardi introduce balzelli per due miliardi. Sono soprattutto scelte politiche che possono essere criticate, ma non a giorni alterni

La politica non è una porta girevole. O, almeno, non dovrebbe esserla. Perché assistiamo a continue giravolte. Cambiare idea è legittimo, ma farlo sull’onda dei sondaggi e, quindi, della convenienza del momento è il peggior modo per fare politica. 


La madre di tutte le battaglie è sempre stata la legge di bilancio. E così è stato anche quest’anno, anche se negli altri periodi non ci facciamo mancare niente. Sulla Finanziaria sta passando la narrazione che è la manovra delle tasse. Non è vero. Lo sa anche chi lo sostiene con forza. Lo testimonia il documento inviato in Senato. La manovra introduce nuove tasse per 2 miliardi nel 2020 e 4 miliardi nel 2021. Tra queste, la plastic tax – che da sola vale un miliardo il primo anno e 2,2 miliardi il secondo, la sugar tax sulle bevande zuccherate (233 milioni nel 2020 e 262 milioni nel 2021), la tassa sulle auto aziendali ad eccezione dei veicoli ibridi ed elettrici (332 milioni nel 2020, poi su fino a 378 milioni nel 2022), la stretta sulle agevolazioni fiscali legate solo ai pagamenti digitali (produrrà 868 milioni), la “drum” tax, sulle sigarette fatte col tabacco per le quali occorre acquistare cartine e filtri (31 milioni all’anno). Sia chiaro, due miliardi a fronte di una manovra di trenta complessivi non sono nulla, soprattutto se a fronte di 23 miliardi usati per non far aumentare l’Iva. Quindi, parlare di nuove tasse è fuori luogo.

Si può invece discutere sull’opportunità di introdurre quei provvedimenti. Il confronto si concentra soprattutto sulla plastic tax. Si può essere contrari o favorevoli. Però non si può far passare il provvedimento come il tentativo di mettere le mani nelle tasche degli italiani. La lotta alla plastica monouso è una scelta politica che è giusto fare in quello che è il manifesto politico/programmatico per eccellenza: la legge di bilancio.


Però è legittimo essere contrari. Ma, siccome la politica non è una porta girevole, lo si dovrà essere quando il tema dominante sarà la lotta all’ambiente. Non si può essere ambientalisti a corrente alternata. Diverso il discorso sulla modulazione. Condivido che l’entrata in vigore possa essere più soft. Chi mi conosce sa questo è sempre stato un mio approccio, i cambiamenti repentini non mi sono mai piaciuti. Le modifiche devono essere a 360 gradi, ma distribuite nel tempo.

Però, attenzione, per rendere più soft l’introduzione della legge serve trovare le coperture per colmare il mancato gettito e quelle non possono arrivare dallo slittamento di tre/quattro mesi dell’introduzione del taglio del cuneo fiscale. Non perché (assieme al taglio del super ticket sanitario) è l’aspetto più di sinistra bella manovra, ma perché a pagare non possono essere sempre e comunque i soliti noti. Quello sarebbe il governo delle tasse.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.