Continua la pubblicazione di parti di memorie e di diari scritti nel corso degli ultimi mesi del 1944, o immediatamente dopo, dai parroci di Barisano, Malmissole, Poggio, Roncadello, San Giorgio, quando le frazioni citate erano pesantemente investite dal passaggio del fronte durante il Secondo conflitto mondiale. Oggi le stesse località sono raggruppate in una sola Unità Pastorale che vede in don Antonino Nicotra il parroco di riferimento, Unità Pastorale che insieme ai
Comitati di Quartiere degli stessi luoghi hanno deciso di collaborare per pubblicare un libro, allestire una mostra e realizzare un film-documentario su quel tragico periodo.
Dal volume “1944: Il passaggio del fronte” si riporta la testimonianza di don Vittoriano Spazzoli (Forlì 1905–1987), parroco della Parrocchia di San Pietro e Paolo in Roncadello.
Don Spazzoli nacque a Villa Rotta il 24 ottobre 1905 e seguì la vocazione sacerdotale preparandosi nei Seminari di Forlì e nel Regionale di Bologna. Fu ordinato sacerdote nel 1928.
Esercitò il suo mandato prima come cappellano di S. Mercuriale e poi divenne responsabile (1934) della parrocchia di Roncadello, dove profuse tutte le sue energie e le sue qualità di pastore.
Di carattere apparentemente severo e burbero, sapeva però farsi capire e porsi in ascolto di tutti. Agì secondo le indicazioni della Chiesa preoccupandosi di tutte le branche dell’Azione Cattolica e celebrando con particolare attenzione il culto essendo ritenuto, nella Diocesi, uno specialista della materia liturgica. Subì le tristi situazioni della guerra quando la chiesa e tutto il complesso parrocchiale furono distrutti ma, con grande ardore, proseguì nell’opera di ricostruzione morale e materiale della sua comunità, riedificando tutto il complesso parrocchiale. Nel frattempo insegnava, con grande perizia, la lingua latina in Seminario. Era anche assistente spirituale del Corpo dei Vigili del Fuoco.
Nel 1960 si ritirò dalla parrocchia ma continuò un intenso ministero, unitamente ad un ammirabile esercizio sportivo della bicicletta, nelle parrocchie di Ravaldino e di S. Giovanni.
I testi di don Vittoriano relativi al passaggio del fronte si distinguono per lo stile asciutto e appassionato con cui racconta i fatti; anche per questo, è verosimile che egli abbia scritto poco tempo dopo gli eventi narrati.
Nella “Cronaca parrocchiale” di Roncadello, vol. III, pp. 21-22, alla data del 2 novembre 1944 (III Domenica – Festa del Corpus Domini) si legge che i soldati tedeschi “dopo due mesi di permanenza prima nel magazzino e poi nello studio della Canonica, sempre serviti come padroni, senz’altra ricompensa che derisioni e continue richieste di pollame, di uova e di vino; dopo di aver rubato al parroco la radio, la bicicletta, due vitellini, scarpe, guanti e altre cose di minor importanza; dopo di aver obbligato il parroco a raccogliere in parrocchia otto oche e diciassette anitre; in questa giornata i degni discendenti degli Eruli, degli Ostrogoti e degli Unni, i nemici secolari della nostra bella Italia, i predoni Tedeschi diedero avviso al parroco e alle famiglie degli sfollati alle ore nove del mattino che avrebbero fatto saltare colla dinamite il campanile costruito nel 1932 dal parroco di allora Don Guglielmo Prati.
La barbara impresa venne eseguita alle 13 del predetto giorno, annota don Spazzoli, seguita subito dopo dalla demolizione del ponte; immediatamente comparve alla vista di tutti lo spettacolo orrendo e desolante della Chiesa completamente scoperchiata all’infuori della facciata e dell’altar maggiore, e della Canonica resa inabitabile per la quasi totale distruzione del tetto, causato da enormi blocchi di campanile, mentre le due campane più grosse nella loro caduta avevano fatto scomparire la scala d’accesso al piano superiore. All’infuori delle panche nel corpo della Chiesa, dell’armonium, della statua del Sacro Cuore e dei due altari laterali, è stato possibile salvare tutti gli arredi sacri della Chiesa e quasi tutta la suppellettile della casa.
Ora le Sacre Funzioni, continua nella sua relazione don Spazzoli, vengono compiute in una camera del piano superiore della casa Camorani, mentre gli armadi contenenti gli oggetti di culto sono stati portati a casa Gatti; le parti dell’organo smontate da Primo Giorgioni, in casa Strocchi Romeo, e un armadietto della bibliotechina per Associazioni in casa Gattelli Riccardo. Pienamente sottomessi al volere di Dio, grati al Signore per aver salvato tutti, si attende fiduciosi di poter al più presto far risorgere la Chiesa, il Campanile e la Canonica nuovi”.
Nel corso delle settimane successive in uno scritto senza data, probabilmente compilato tra il 16 dicembre 1944 e il 17 gennaio 1945, don Spazzoli racconta che: “Dopo dolorose peripezie, dietro spontanea e gentile offerta del Sig. Zagnoli, amministratore della famiglia Matteucci Bondi, si è potuto dare provvisoria e decorosa sistemazione alla Chiesa e all’abitazione del parroco nella villa della predetta famiglia il 16 Dicembre 1944, ove si sono potuti collocare gli armadi degli arredi sacri e diversi altri mobili nel predetto locale, mettendo pure in efficienza le due campane più piccole per chiamare i fedeli alle sacre funzioni; liberate dalle macerie, si è constatato con gioia che le due campane più grandi si sono salvate nella loro caduta”.
Negli anni successivi al termine del Secondo conflitto mondiale, come già accennato, tutto il complesso parrocchiale fu riedificato, così come lo vediamo tuttora. Furono ricostruiti la chiesa, la canonica e ampi spazi per le attività collaterali.
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