Il grillo non canta più

La sua presenza in campagna è sempre più rara

In Romagna lo chiamavamo “grel marian” (grillo mariano), perché iniziava a cantare nel mese di maggio, mese che è dedicato al culto della Madonna. Si sta parlando del grillo canterino (gryllus campestris, grillo campestre, appartenente alla famiglia delle Gryllidae, diffuso in Europa, Asia e Nordafrica). Insetto dalla livrea color nero lucente con le ali di colore più chiaro, innocuo per l’uomo e per i raccolti, che può raggiungere i 25-27 millimetri, una volta raggiunto lo stadio adulto inizia a scavare gallerie nel terreno per costruirsi una tana ove rifugiarsi durante il giorno.
“Da maggio, con l’inizio della stagione degli amori, fino a tutto luglio, dopo l’imbrunire, spiega lo studioso Radames Garoia, il maschio del grillo canterino dava il via alle sue esibizioni canore che si potevano ascoltare nelle serate d’estate trascorse all’aria aperta. Il suo strumento canoro non è nelle corde vocali, bensì nelle ali che, sfregate velocemente tra di loro emettono il tradizionale frinio. L’effetto acustico, costituito da una sola nota ripetuta instancabilmente per ore, ha lo scopo di segnalare la sua presenza alle femmine ed attrarle per giungere poi all’accoppiamento.Noi, bambini di un tempo passato, racconta Garoia, all’udire il canto del grillo, ci avvicinavamo silenziosamente alla sua posizione e se si rifugiava entro la tana, cercavamo di farlo uscire introducendo una pagliuzza nel suo rifugio. Il grillo usciva, veniva preso ed imprigionato in una gabbietta fatta con steli di canna verde: il suo cibo era una foglia di insalata”.
<<Ho ancora presente la contrarietà di mia nonna Emma verso questa pratica, ricorda Radames Garoia, abituale nei bambini di quell’epoca. Quando catturavo un grillo canterino e lo rinchiudevo in gabbia, ella mi riprendeva: “Mo dai la mola, por animêli! S al vut fé murì?” (Ma lascialo andare, povero animale! Cosa lo vuoi far morire?).  Infatti… guai a far morire o uccidere un grillo! Era credenza popolare che ciò avesse portato sventura in famiglia>>.
“Incù e grel marian un canta piò!” (oggi il grillo mariano non canta più!), il grillo canterino non si ode quasi più a diffondere il suo canto d’amore in mezzo ai prati o sulle rive dei fossi: purtroppo come per altri insetti, i prodotti velenosi impiegati in agricoltura (diserbanti ed antiparassitari) hanno causato una forte rarefazione della specie ed in alcune zone, addirittura l’estinzione.
Così il poeta bertinorese Aldo Spallicci (Bertinoro 1886 – Premilcuore 1973) in questo bel sonetto, dalla raccolta “La Caveja dagli anëll” (1912), racconta la sua cattura del grillo canterino:

“Grillo canterino in gabbia”, dipinto del pittore padovano Giuseppe Siccardi, (1937 – 2010), eseguito per illustrare la poesia omonima di Aldo Spallicci

E grell cantarén

Int ‘na presa ad strafoi tot ross fiurì,
ch’un gniera incora ste la fëra o e sghett,
a l’aveva sintì dop l’ivmarì
che ciuteva la vos dal cavalett.

Quant ch’am i so custé lo l’e ste zett
e dop un po l’ha fat apena “cri…”;
a l’ho ciapé e de dop, ch’ai ho inmatì
a sfudghé tot e bus cun e palett.

E adëss ilè int la ghêba e mi grillin
um magna squesi un latugon a e dè,
e canta, e canta e e vreb turné int e pré.

La sera e pé ch’um degga: -”birichen,
csa vut ch’l’am fëza mai la tu insalè,
se te, vigliacc, t’m’é tölt la libarté ! ”- 

Il grillo canterino

In un campo di trifoglio tutto rosso  fiorito,
che non c’era stato ancora la falce o il falcetto,
l’avevo udito dopo l’Ave Maria,
che copriva la voce delle cavallette.

Quando mi ci sono avvicinato lui è stato zitto
e dopo un pò ha fatto appena « crì »;
l’ho catturato il giorno dopo, che ho dovuto impazzire
a frugare (smuovere il terreno in maniera disordinata) con la vanga.

Adesso lì nella gabbia il mio grillino,
mi mangia quasi un lattugone (grosso caspo di insalata) al giorno
e canta, canta e vorrebbe tornare nel prato.

La sera sembra che mi dica: «Birichino,
cosa vuoi che mi faccia mai la tua insalata,
se tu, vigliacco, mi hai tolto la libertà! »

Gabriele Zelli 

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016).