Il Ronco Lido: da spiaggia dei forlivesi a luogo abbandonato

Nona e ultima tappa dell'itinerario Magliano - Ronco

Sono ormai lontani i tempi dei birocciai, fino al dopoguerra uno dei mestieri più diffusi al Ronco; rastellavano la ghiaia o caricavano la sabbia direttamente nel letto del fiume e portavano il materiale raccolto ai vari cantieri edili della città e dei dintorni. Sono ancora più lontani i tempi in cui il fiume era il luogo prediletto delle lavandaie che per la stesura dei panni lavati potevano contare sui tanti cespugli che spontaneamente crescevano in zona. 
Addirittura sono remote le stagioni estive in cui, anche grazie all’avvio il 19 novembre 1881 dell’attività della linea ferroviaria a scartamento ridotto, il Tramway, che collegava Meldola con Forlì, sulle rive del fiume si andava a prendere il sole e si facevano i bagni. Questo a discapito della zona di San Martino in Strada, come annota il conte Filippo Guarini nel suo Diario, dove i residenti in città si recavano, attratti da alcune vaste golene del fiume Rabbi, che determinano tuttora aree particolarmente adatte per passare qualche ora di svago e di riposo, ora non più frequentate. In una incisione di inizio secolo XIX di G. Trassenotti, l’autore, nell’illustrare la zona oggetto di questo scritto, disegna anche un “casetto per i bagni” (un luogo dove ci si poteva cambiare) e la “strada che conduce al bagno”, ecco perché il luogo si chiama “Ronco Lido”. 
Il fiume nel corso dei secoli è stato protagonista di numerose piene; la più famosa è sicuramente quella del 30 maggio 1939, quando l’acqua ricoprì l’intera campagna a ridosso dell’alveo travolgendo raccolti e bestiame, ma senza causare vittime. Alcuni abitanti del luogo raccontano che “Dalla Grotta (località limitrofa) alla via Emilia era un’interrotta distesa di acqua, che entrava perfino nelle case”. Si registrarono delle vittime invece nel novembre 1944, quando una piena sorprese i soldati inglesi da una parte del fiume in attesa di attraversarlo e i tedeschi dall’altra che avevano il compito di ritardare l’avanzata dell’esercito degli Alleati. 
Nel contempo ha assunto maggiore rilevanza il percorso lungo gli argini del fiume, davvero splendido, in un ambiente naturale ricco di vegetazione e fauna, che è entrato a far parte della Via Romea Germanica e che ora è tenuto ben pulito ed accoglie non solo i pellegrini, ma anche cittadini sempre più numerosi che fanno passeggiate, jogging o lo percorrono in bicicletta o a cavallo. 
Altro elemento distintivo del Ronco Lido è il ponte sul fiume che ha una storia antichissima: all’inizio non era altro che un guado, poi un ponte di legno all’epoca dei Galli, legno con spalle di pietra al tempo dei Romani, pietra e mattoni nel Medio Evo, poi di nuovo in legno. Nel muro di una delle casette limitrofe fu posta nel 1263 una lapide, che è stata asportata nel 1840 ed oggi è conservata nel lapidario dei Musei di Palazzo Merenda, con un testo in latino che per comodità si riporta in italiano: “Questo ponte è stato costruito dalla comunità di Forlì ad onore di Dio e ad utilità dei viaggiatori nell’anno del Signore 1263, indizione sesta, al tempo dei nobiluomini Ardizzone Acarisi Podestà di Forlì e Forlimpopoli, e Lamberto Di Rodolfo Graziani Capitano del Popolo forlivese”. 
Dal volume “La città di Forlì e i suoi dintorni” di Ettore Casadei, pubblicato nel 1928, si apprende che il ponte venne ricostruito definitivamente in mattoni a metà dell’Ottocento durante il pontificato di Papa Pio IX, come si poteva rilevare da un’iscrizione marmorea: “Providentia Pii Pont. Max. Sac. Princ. An. VI Perfecit”, andata distrutta durante il Secondo conflitto mondiale quando l’esercito tedesco in ritirata distrusse tutti i ponti sui fiumi e sui principali canali. Si salvò solo quello di via Ponte Rabbi perché le micce di detonazione che dovevano innescare gli esplosivi collocati sotto le arcate non funzionarono. 
La distruzione di quello del Ronco avvenne il 24 ottobre 1944. La ricostruzione fu iniziata dai soldati inglesi nel novembre dello stesso anno e fu completata nel gennaio 1945.
Poco oltre il Ronco Lido si trova la località Grotta che prende il nome da un podere che è stato di proprietà del conte Filippo Guarini sul quale insisteva la Villa Tibano alla quale era annesso un Oratorio pubblico. Fu chiamata “Grotta” perché il terreno era anticamente boscoso, tagliato a metà da un profondo rio tuttora esistente, sulla sponda sinistra del quale nel 1270 fu realizzato un eremo che fu dedicato alla Madonna della Neve. In origine di proprietà dei monaci della Badia di San Mercuriale, poi ceduto ai Servi di Maria. Nel 1282 si rifugiò nell’eremo padre Filippo Benizi (1233 – 1285 proclamato santo nel 1671) per sottrarsi all’ira dei ribelli forlivesi dopo che era stato incaricato da papa Martino IV di predicare in varie città d’Italia, compreso Forlì, la pace tra le fazioni guelfa e ghibellina, i cui scontri stavano insanguinando varie località. Durante la sua missione in città ebbe modo di convertire Pellegrino Laziosi, tra i capi di una delle fazioni in lotta e primo persecutore dello stesso Benizi che in seguito all’incontro decise di entrare tra i serviti, divenendone poi il santo più venerato ancora oggi in tutto il mondo. 
San Pellegrino, vissuto tra il 1265 e il 1345, apparteneva alla famiglia dei Laziosi che, fino alla metà del XV secolo, fu costantemente faziosa. Secondo diversi storici si deve ritenere fondato l’episodio che coinvolse Pellegrino e Filippo Benizi, priore generale dei Servi di Maria, che da tradizione si vuole che sia stato malmenato da alcuni giovani tra i quali si trovava lo stesso Pellegrino. Si parla di una riconciliazione fra i due, avvenuta lungo la via 
Emilia, verso Forlimpopoli. Secondo una credenza che non risale oltre il XVII° secolo, l’incontro sarebbe avvenuto a 5 chilometri da Forlì, presso il fiume Ronco, dove poi venne eretto l’Oratorio della Grotta. Nella medesima circostanza il futuro santo (fu canonizzato nel 1726 da Papa Benedetto XIII) si votò al servizio degli infermi e decise di farsi Servo di Maria. Si tratta dello stesso Oratorio la cui proposta di demolizione avanzata a più riprese tra il XVII e il XVIII secolo dalla proprietà fu oggetto di contesa con i vescovi forlivesi dell’epoca e che venne definitivamente abbattuto nel 1785. A questa data risale infatti l’ampliamento della strada “nazionale per Meldola” e il trasferimento dell’affresco della Madonna della Grotta in un edicola votiva presso il Ronco. 

La situazione del Ronco Lido oggi
Non si può non evidenziare lo stato di totale degrado del Ronco Lido delle sue strutture e del parco, ad eccezione di un campo da calcio, dell’annesso campetto per gli allenamenti e dei relativi spogliatoi. Da tempo in occasione delle campagne elettorali locali la vicenda viene ripresa da qualche candidato, per poi dimenticarsene qualche mese dopo. È avvenuto così anche nei mesi scorsi quando per chiarire la situazione è intervenuto il Coordinatore del locale Quartiere Ronco, specificando che “La struttura del Ronco Lido è cosi da circa 15 anni. Abbandonata ai destini legali di una pluriennale diatriba giuridica che ancora tiene sotto scacco la struttura… Da anni ci battiamo per poter ottenere un Patto di Collaborazione, ancora non ottenuto per via di lungaggini burocratiche ed organizzative, al fine di mantenere almeno lo stato attuale, e se possibile migliorarlo”. Tanto che, proseguiva la nota: “Ogni anno vengono organizzate nel parco, ad opera del Comitato del Ronco e della Forlì Trails, delle Camminate lungo il Ronco, Feste di Quartiere e Corsa campestre lungo l’argine del Fiume Ronco, attuale sede della via Romea – Germanica”.
Si tratta di un contenzioso che investe il Comune di Forlì, proprietario dell’area, e la società che si era costituita per gestire il Ronco Lido e che ebbe la concessione dell’area. La vertenza nacque nel momento in cui i nuovi gestori non furono in grado di proseguire, per uno sforamento molto sostanziale del preventivo di spesa, i lavori di ristrutturazione dell’edificio che comprendeva le attività di bar e di ristorazione. Chissà quando si potrà ridare decoro a un’area di grande interesse naturalistico e ricca di storia locale? 
A conclusione dell’itinerario Magliano – Ronco, che ovviamente può essere affrontato anche partendo dal Ronco Lido, ringrazio per la collaborazione e per la divulgazione Manuela Asioli, Alessandra Artusi, Claudio Guidi, Fabio Casadei, Tommaso Di Lauro e Marco Viroli. 

Gabriele Zelli

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016).