Ecco perché convengono gli investimenti pubblici

Studi e report parlano chiaro. Serve altro?

Si parla con sempre maggiore frequenza degli investimenti pubblici in infrastrutture  per rilanciare l’economia. Oggi Carlo Cottarelli su Repubblica indica questa strada come quella prioritaria. Ormai tutti sono diventati keynesiani. Certo, lo fossero stati anche in passato forse adesso l’Italia avrebbe meno problemi. Ieri Matteo Salvini ha puntato l’indice accusatore contro il codice degli appalti senza sottolineare che per oltre un anno è stato al governo senza preoccuparsi minimamente del problema. Anzi, ha contribuito ad appesantire il bilancio dell’Italia  con quota cento che, assieme agli 80 euro, alla cancellazione dell’Imu e al reddito di cittadinanza sono delle iatture.

Ma perché  convengono gli investimenti in infrastrutture?

Aumentare di un miliardo gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo farebbe aumentare il pil dello 0,1% il primo anno e dello 0,2% in quelli successivi. E l’impatto sarebbe stabile. Al contrario, destinare circa nove miliardi al reddito di cittadinanza come previsto dalla legge di Bilancio spingerà la crescita dello 0,2% nei primi anni ma nel medio periodo periodo gli effetti si annulleranno progressivamente. La valutazione la fece l’Istat quando diffuse un report sulle Prospettive per l’economia italiana nel 2018-2019. Lo scrisse Il Fatto Quotidiano, senza dubbio il giornale più vicino ai 5Stelle, il 21 novembre 2018, nella sezione Economia.

Inoltre Paul De Grave, uno dei massimi esperti di economia mondiale, intervenendo (Il 10 maggio 2017) in un convegno organizzato da Nomisma disse: “L’Imf evidenzia nel World Economic Outlook di ottobre 2014 (capitolo 3) che l’effetto di un aumento dei piani di investimenti pubblici sarebbe significativo e durevole nel tempo. Esso inciderebbe favorevolmente anche sul potenziale di crescita delle economie. Condizione necessaria è che il programma di investimenti si caratterizzi per un adeguato livello di efficienza, in termini di capacità di valutazione, selezione e controllo dei progetti che vanno ad affrontare effettive carenze infrastrutturali. Le simulazioni Imf mostrano, in particolare, che nelle economie avanzate un aumento dell’1% degli investimenti pubblici in rapporto al Pil (per l’italia poco meno di 15 miliardi ndr) si traduce, in media, in un maggiore output dello 0,4% nel primo anno e dell’1,5% nel quarto (quindi i benefici sono molto più alti, ma nel medio/lungo periodo ndr). Intorno a questo risultato medio si hanno, però, ripercussioni molto differenziate a seconda della condizione ciclica delle economie, del grado di efficienza del processo di investimento, delle modalità di finanziamento della spesa pubblica in infrastrutture”.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.