La rievocazione del palio andrà in scena dall' 11 al 13 settembre
Sbandieratori, cavalieri, spettacoli, popoleranno il centro storico di Cesena garantendo un affascinante viaggio nel tempo. Dall’11 al 13 settembre, il Medioevo torna a Cesena con la rievocazione dell’antica tradizione della sua Giostra all’Incontro, inizialmente programmata a maggio, sospesa a causa dell’emergenza epidemiologica.
La Giostra cesenate, il torneo medievale in cui due cavalieri in armatura e lancia si scontravano cercando di abbattersi, fu tenuta in modo sostanzialmente ininterrotto dal 1465 (allorché Papa Paolo II° la concesse alla città in privilegio perpetuo) al 1838, probabilmente ultima al mondo in continuità dal Rinascimento. Si teneva in piazza Maggiore (oggi del Popolo) preceduta da un corteo storico o allegorico, e al vincitore spettavano il Palio (una pezza dipinta di tessuto pregiato) e un premio di 25 fiorini d’oro zecchino pagati dalla Camera Apostolica. La città la considerava come una sua speciale prerogativa, un tratto distintivo, tanto da offrirla in omaggio agli ospiti di riguardo: legati papali, ambasciatori, principi, duchi o regine. Con il passare del tempo le giostre persero la loro natura originaria, le nuove armi e le trasformazioni della società le avevano rese anacronistiche, uno spettacolo suggestivo ma superato. A Cesena la giostra proseguì fino al 1838, più a lungo che in qualunque altra località, quando la morte di un giostrante ne causò la sospensione.
Prima della Giostra anche a Cesena si tenevano palii e tornei di vario genere. La menzione più antica risale al 1316 (Annali Cesenati) e racconta di un palio corso durante una scorreria militare nel territorio forlivese: “e martedì 6 luglio, trovandosi l’esercito presso Bagnolo di Lagoduzzo, fecero correre un palio bianco in occasione della festività di San Severo, Patrono di Cesena”.
Secondo Fabrizio Faggiotto, timoniere di “C’entro anch’io” sulla giostra cesenate si deve puntare (investendoci) perché, abbinandola ad un’esposizione alla Rocca, può portare in città migliaia di turisti. L’analisi è giusta e condivisibile. Ma per migliorare lo charme turistico cittadino prima servono alcuni interventi strutturali.
Per valorizzare la rocca è necessario costruire un ascensore. Il manufatto non è facilmente accessibile e questo lo penalizza. In città poi c’è il problema della carenza dei posti letto che non le permette di entrare in circuiti importanti. Lo dissero in modo chiaro alcuni tour operator invitati un paio di primavere fa da Confesercenti per una due giorni sul territorio. Inoltre bisognerebbe creare un percorso che oltre al centro storico comprenda anche altre tappe. Come, ad esempio, Villa Silvia o la Centuriazione. Infine potrebbe essere utile creare un brand. Pensate cosa sarebbe Gradara senza Paolo e Francesca, oppure Pisa senza la torre che pende, Verona senza Giulietta e Romeo o Salisburgo senza Mozart. Certo, non si può pensare che gli effetti possano essere immediati, ma si tratterebbe di un investimento per il futuro.
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