La politica ignora i veri problemi

Un silenzio troppo assordante

Taglio dei parlamentari e elezioni regionali. Questi adesso sono i temi più dibattuti da chi si interessa di politica. Così come nel calcio, la competizione infiamma sia prima che dopo. Per questo si usano fiumi di inchiostro e le maratone televisive si sprecano. E’ finita con il referendum che ha visto stravincere i Sì, mentre alle regionali il Pd ha frenato l’avanzata del centrodestra. Ma, come spesso succede, tutti hanno vinto qualcosa quindi possono  dirsi soddisfatti. 

Bene, tutti allora siamo contenti? Assolutamente no. Almeno per quanto mi riguarda. Questa tornata elettorale non mi ha appassionato, come non mi sta coinvolgendo il dibattito politico che da sempre più l’impressione di essere distante dal mondo reale. Non che il dibattito ruoti attorno al sesso degli angeli, ma di certo i problemi reali restano in secondo piano, quando va bene. In alcuni casi restano addirittura lettera morta.

Gli esempi potrebbero essere tanti. Uno e anche clamoroso è recentissimo. Sabato scorso Il Sole 24 Ore, il più blasonato quotidiano economico, ha lanciato un allarme che fa rabbrividire.  Scrive: il numero che fotografa la cristallizzazione del piano nazionale contro il dissesto idrogeologico – un’emergenza avvertita in tutto il Paese e sbandierata come priorità da tutti i governi da almeno dieci anni – è 2.515 milioni di euro: questo è l’ importo delle opere dotate di un progetto esecutivo, quindi cantierate o cantierabili in tempi rapidi, su un piano nazionale di opere che complessivamente vale 33.3012 milioni. Il 7,5%, quindi. Quel 7,5% è significativo per varie ragioni ma per una ragione soprattutto. Grande male italiano, quello che più di ogni altra lacuna frena lo sviluppo infrastrutturale e gli interventi di messa in sicurezza: l’assenza di progettazione. Una lacuna drammatica che persiste nonostante le denunce sulla questione si susseguono da decenni.  A dare queste cifre, nel loro lavoro/rapporto sulle Catastrofi d’Italia sono Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, rispettivamente coordinatore e vicecoordinatore della struttura di missione Italia sicura, istituita da Matteo Renzi a Palazzo Chigi nel 2014 e sciolta dal governo gialloverde Conte 1 nel 2018. 

Il che significa che ci sono circa 25 miliardi già stanziati che non sono utilizzati. Venticinque miliardi è il passivo di una finanziaria. Una cifra con la quale si metterebbe in sicurezza buona parte del paese dal punto di vista idrogeologico. Ma non solo: darebbero una grossa mano anche alla disastrata economia italiana. Genererebbero un giro d’affari di circa 75 miliardi (circa sei punti di Pil). Eppure l’argomento è stato bellamente ignorato da tutti. Ma per favore.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.