Il compromesso ormai è fondamentale, ma a tutto c'è un limite
CESENA. Governare è una cosa, fare campagna elettorale un’altra. Quello che si era sempre saputo è stato confermato nel fine settimana, durante gli stati generali dei 5Stelle, il movimento che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Che ci fosse differenza fra proclami e governo era stato riconosciuto da Chiara Appendino, sindaco pentastellato di Torino, pochi mesi dopo la sua elezione. Ovvero, non appena aveva toccato con mano le difficoltà che si incontrano quando si passa alla realtà dei fatti. Ma fu una dichiarazione che passò sotto silenzio. I 5Stelle non avevano nessun interesse ad amplificarla, meravigliò invece il disinteresse degli altri partiti. Ma, forse, non fu ritenuta una frase sufficiente per costruirci una campagna mediatica che avrebbe fatto presa. Perché questa è la politica ora.
Ieri Giuseppe Conte, rivolgendosi alla platea pentastellata, ha detto che la coerenza è importante, ma quando si governa spesso bisogna rinunciarci. Avrebbe potuto aggiungere che al bisogno serve fare le nozze coi fichi secchi. Tutto vero, ma attenzione a non essere troppo realisti. Tutto va bene, a parte che non si calpestino i valori. Da quelli proprio non si può prescindere.
Onestamente mi importa poco o niente del limite dei due mandati, ma è difficile transigere fra una politica conservatrice ed una progressista. Oppure tra una filosofia liberale ed una più statalista, o tra una politica keynesiana ed una capitalista.
Il problema è che spesso i valori tendono ad annacquarsi. Può succedere, ma quello che è più grave è che nella stragrande maggioranza dei casi accade per un un puro calcolo, per convenienza. E’ vero che la politica è l’arte del compromesso e che per governare serve fare di necessità virtù, ma a tutto c’è un limite. Anche perchè serve chiarezza, ad esempio: non si può essere no euro a giorni alterni. E’ legittimo avere idee diverse sull’Europa, ma facendo chiarezza fin dall’inizio. Non in base al sentore popolare del momento. Non si può continuamente fare delle scelte rincorrendo la pancia della gente o decidendo in base al tornaconto elettorale. C’è chi da ragione a chiunque protesti, quelli non sono politici, ma accattoni.
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