Castrocaro dove Medioevo e Rinascimento si fondono

Sesta tappa dell'itinerario dantesco nella valle dell'Acquacheta a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli

Foto di Dervis Castellucci

Da Dovadola, scendendo verso Forlì, si giunge a Castrocaro che, in base a quanto Dante fa dire a Guido Del Duca (?-1249?) nella “Divina Commedia”, è proprietà di una famiglia che ha perduto ogni prestigio e che continua indebitamente a “figliare” (Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; / e mal fa Castrocaro, e peggio Conio, / che di figliar tai conti più s’impiglia. / Purgatorio, XIV – 115-117). In effetti i conti di Castrocaro, precedentemente schierati con i ghibellini, verso la fine del Duecento, per rivalità con Forlì, avevano venduto il loro castello ai rappresentanti papali insediatisi in Romagna. 
Il sito ufficiale della Società Dante Alighieri annota che Guido Del Duca fu un nobile ravennate della famiglia degli Onesti, signori di Bertinoro, e imparentato con i Traversari e i Mainardi, di parte ghibellina. Guido fu per lunghi anni giudice in varie città della Romagna: Imola, Faenza, Rimini, Ravenna e nella stessa Bertinoro. Viene menzionato per l’ultima volta nel 1249, che perciò si presume essere l’anno della sua morte. Della sua proverbiale invidia parlano gli antichi commentatori della “Divina Commedia”, desumendo la notizia dallo stesso Dante. 
«Le famiglie Traversari, Mainardi ed Onesti, infatti, furono assai presto motivo di ispirazione per la novellistica, come esempi di liberalità, intesa come la virtù di soccorrere il bisogno del prossimo prima che ne venga fatta richiesta, evitando l’umiliazione del chiedere», si legge sul sito della Società Dante Alighieri. «Appare, così, difficile conciliare in Guido lo spirito cavalleresco e l’invidia. Il confine fra virtù e peccato può, tuttavia, essere sottilissimo, come Dante aveva già potuto osservare raccontando la storia di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini: il desiderio di primeggiare in liberalità altro non è che invidia della possibile superiorità altrui: “… però sappi ch’io fui Guido del Duca. / Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso, / che se veduto avesse uom farsi lieto, / visto m’avresti di livore sparso” (Purgatorio XIV, vv. 81-84). Uno dei motivi ricorrenti di tutta la Commedia è la rievocazione, piena di rimpianto, del buon tempo passato, della società feudale e cavalleresca messa a confronto con la società comunale e mercantile in cui prevalgono spregiudicatezza di costumi e rivalità».
«Il poeta», si legge sempre nello stesso sito, «ricorda “le donne e’ cavalier, li affanni e li agi / che ne ‘nvogliava amore e cortesia”, la vita, spesa cioè nella liberalità e nella elevazione intellettuale, centrata soprattutto nella ricerca «del ben richiesto al vero ed al trastullo», le virtù morali indispensabili alla costruzione della convivenza civile e le virtù intellettuali necessarie ai bei costumi che rallegrano l’esistenza. A questo scopo Dante fa nominare a Guido del Duca persone e famiglie, di parte guelfa o ghibellina, per riassumere senza indugiare in specifici ricordi, il senso di una civiltà, fondata sulle virtù cavalleresche del valore e della cortesia, che ruotava attorno alla persona dell’imperatore Federico II.

Foto di Dervis Castellucci

Il borgo medioevale di Castrocaro: un impianto urbanistico rimasto intatto 
L’impianto urbanistico del borgo medievale di Castrocaro è rimasto pressoché intatto: il castello in posizione elevata, poi il ricetto (chiamato murata o cittadella), racchiuso entro il primo cerchio di mura, quindi, ad una distanza di rispetto, il sottostante abitato, attraversato da ripide strade strette e tortuose. L’accesso al borgo avviene attraverso due caratteristiche porte: Porta San Nicolò e Porta dei Ciardi, entrambe sovrastate dalle omonime torri. Da Porta San Nicolò si entra in una piazzetta, un tipico slargo medievale dalle minime e suggestive proporzioni, su cui si erge la romanica Chiesa di San Nicolò, di cui si hanno notizie sin dal 1256.
Sulla via Sant’Antonio si affacciano il Palazzo Corbizi, residenza dell’antica e potente famiglia di origini fiorentine, e il Palazzo Grazioli, caratterizzati dai tipici portali in pietra serena di stile toscano.
All’inizio di via Postierla si trova un altro tipico slargo medievale, sul quale si affacciano edifici di notevole interesse: a destra il Palazzo Pretorio o dei Capitani di Giustizia, originariamente sede del tribunale di prima istanza della Romagna toscana e del capitano di giustizia. Il palazzo fu ampliato nel 1541 da Jacopo de’ Medici; sopra il portale si trova lo stemma mediceo affisso nel 1566. Sulla sinistra si erge il suggestivo complesso medievale del Bargello che conserva intatto il suo fascino medievale. Sul lato di via Porta dell’Olmo si possono notare due tipiche “altane” fiorentine e lo stemma in pietra del 1444 del capitano di Giustizia Gentile Ghini.

Foto di Dervis Castellucci

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Marco Viroli

Marco Viroli è nato a Forlì il 19 settembre 1961. Scrittore, poeta, giornalista pubblicista, copywriter, organizzatore di eventi, laureato in Economia e Commercio, nel suo curriculum vanta una pluriennale esperienza di direzione artistica e organizzazione di mostre d’arte, reading, concerti, spettacoli, incontri con l’autore, ecc., per conto di imprese ed enti pubblici. Dal 2006 al 2008 ha curato le rassegne “Autori sotto la torre” e “Autori sotto le stelle” e, a cavallo tra il 2009 e il 2010, si è occupato di pubbliche relazioni per la Fondazione “Dino Zoli” di arte contemporanea. Tra il 2010 e il 2014 ha collaborato con “Cervia la spiaggia ama il libro” (la più antica manifestazione di presentazioni librarie in Italia) e con “Forlì nel Cuore”, promotrice degli eventi che si svolgono nel centro della città romagnola. Dal 2004 è scrittore e editor per la casa editrice «Il Ponte Vecchio» di Cesena. Autore di numerose prefazioni, dal 2010 cura la rubrica settimanale “mentelocale” sul free press settimanale «Diogene», di cui, dal 2013, è anche direttore responsabile. Nel 2013 e nel 2014, ha seguito come ufficio stampa le campagne elettorali di Gabriele Zelli e Davide Drei, divenuti poi rispettivamente sindaci di Dovadola (FC) e Forlì. Nel 2019 ha supportato come ufficio stampa la campagna elettorale di Paola Casara, candidata della lista civica “Forlì cambia” al Consiglio comunale di Forlì, centrando anche in questo caso l’obiettivo. Dal 2014 al 2019 è stato addetto stampa di alcune squadre di volley femminile romagnole (Forlì e Ravenna) che hanno militato nei campionati di A1, A2 e B. Come copywriter freelance ha collaborato con alcune importanti aziende locali e nazionali. Dal 2013 al 2016 è stato consulente di PubliOne, agenzia di comunicazione integrata, e ha collaborato con altre agenzie di comunicazione del territorio. Dal 2016 al 2017 è stato consulente di MCA Events di Milano e dal 2017 al 2020 ha collaborato con la catena Librerie.Coop come consulente Ufficio Stampa ed Eventi. Dal 2016 al 2020 è stato fondatore e vicepresidente dell’associazione culturale Direzione21 che organizza la manifestazione “Dante. Tòta la Cumégia”, volta a valorizzare Forlì come città dantesca e che culmina ogni anno con la lettura pubblica integrale della Divina Commedia. Da settembre 2019 a dicembre 2020 è stato fondatore e presidente dell’associazione culturale “Amici dei Musei San Domenico e dei monumenti e musei civici di Forlì”. Da dicembre 2020 è direttore artistico della Fabbrica delle Candele, centro polifunzionale della creatività del Settore delle Politiche Giovanili del Comune di Forlì. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI Nel 2003 ha pubblicato la prima raccolta di versi, Se incontrassi oggi l’amore. Per «Il Ponte Vecchio» ha dato alle stampe Il mio amore è un’isola (2004), Nessun motivo per essere felice (foto di N. Conti, 2007) e "Canzoni d'amore e di funambolismo (2021). Suoi versi sono apparsi su numerose antologie, tra cui quelle dedicate ai Poeti romagnoli di oggi e… («Il Ponte Vecchio», 2005, 2007, 2009, 2011, 2013), Sguardi dall’India (Almanacco, 2005) e Senza Fiato e Senza Fiato 2 (Fara, 2008 e 2010). I suoi libri di maggior successo sono i saggi storici pubblicati con «Il Ponte Vecchio»: Caterina Sforza. Leonessa di Romagna (2008), Signore di Romagna. Le altre leonesse (2010), I Bentivoglio. Signori di Bologna (2011), La Rocca di Ravaldino in Forlì (2012). Nel 2012 è iniziato il sodalizio con Gabriele Zelli con il quale ha pubblicato: Forlì. Guida alla città (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2012), Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2013), Terra del Sole. Guida alla città fortezza medicea (foto di F. Casadei, Diogene Books, 2014), I giorni che sconvolsero Forlì («Il Ponte Vecchio», 2014), Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento («Il Ponte Vecchio», 2015), Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna («Il Ponte Vecchio», 2016), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna volume 2 («Il Ponte Vecchio», 2017); L’Oratorio di San Sebastiano. Gioiello del Rinascimento forlivese (Tip. Valbonesi, 2017), Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna, vol. 3 («Il Ponte Vecchio», 2018). Nel 2014, insieme a Sergio Spada e Mario Proli, ha pubblicato per «Il Ponte Vecchio» il volume Storia di Forlì. Dalla Preistoria all’anno Duemila. Nel 2017, con Castellari C., Novara P., Orioli M., Turchini A., ha dato alle stampe La Romagna dei castelli e delle rocche («Il Ponte Vecchio»). Nel 2018 ha pubblicato, con Marco Vallicelli e Gabriele Zelli., Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol.1 (Ass. Cult. Antica Pieve), cui ha fatto seguito, con gli stessi coautori, Antiche pievi. A spasso per la Romagna, vol. 2-3-4 (Ass. Cult. Antica Pieve). Nel 2019, ha pubblicato con Flavia Bugani e Gabriele Zelli Forlì e il Risorgimento. Itinerari attraverso la città, foto di Giorgio Liverani,(Edit Sapim, 2019). Sempre nel 2019 ha pubblicato a doppia firma con Gabriele Zelli Fatti e Misfatti a Forlì e in Romagna volume 4 («Il Ponte Vecchio») e Forlì. Guida al cuore della città (foto di F. Casadei, Diogene Books). Con Gabriele Zelli ha inoltre dato alle stampe: La grande nevicata del 2012 (2013), Sulle tracce di Dante a Forlì (2020), in collaborazione con Foto Cine Club Forlì, Itinerario dantesco nella Valle dell’Acquacheta (2021), foto di Dervis Castellucci e Tiziana Catani, e I luoghi di Paolo e Francesca nel Forlivese (2021), foto di D. Castellucci e T. Batani. È inoltre autore delle monografie industriali: Caffo. 1915-2015. Un secolo di passione (Mondadori Electa, 2016) e Bronchi. La famiglia e un secolo di passione imprenditoriale (Ponte Vecchio, 2016).