L'ambizione ci porta ad indossare troppe maschere
CESENA. E’ riduttivo sentirsi Robin? Per l’ennesima volta la domanda me la sono posta ascoltando “Nessuno vuole essere Robin” di Cesare Cremonini, una delle canzoni che mi piacciono di più. Però la riflessione non c’entra nulla con il motivo scatenante del brano musicale: il tentativo di ricucire il rapporto con la donna amata (Come mai sono venuto stasera? Bella domanda). Per prima cosa l’ascolto ti porta a pensare che spesso non si apprezza quello che si ha. Ed è un guaio, perché così facendo non ci si rende conto che, nella vita, non serve indossare sempre e comunque un ruolo da protagonisti. Anche perché è un obiettivo che, quasi sempre, si ottiene solo indossando una maschera. Mentre si potrebbe essere felici solo valorizzando quello che si ha anche se dovesse trattarsi di un ruolo apparentemente secondario con quello di Robin, braccio destro di Batman.
A parte il fatto che non c’è niente di male ad essere un secondo. E’ una figura che sta dietro le quinte, del quale si dice poco, ma che fa tanto. E non è il mediano di Ligabue, senza nulla togliere al ruolo del mediano. Comunque è sempre meglio essere un passo indietro piuttosto che forzare la mano per ottenere un ruolo che poi rischia di andarti stretto. Il problema è che tutti vogliamo essere eroi, ma, spesso, senza averne le capacità. O aver avuto la pazienza di maturarle. Perché la situazione ideale è quella in cui virtuosamente si sappia governare quando si è esperti. Ma per riuscirci bisogna aver virtuosamente obbedito da giovani. E il problema è soprattutto questo. Chi non vuol essere Robin non lo vuole essere mai e perde la possibilità di maturare esperienza e conoscenza. Però può gonfiarsi il petto per essersi appuntato quella stella.E qui nascono i guai. Perché chi è in grado di governare lo può fare in punta di piedi senza la necessità di imporsi. Chi non lo è deve alzare in continuazione l’asticella dell’arroganza.
Ed è quello che spesso succede. In realtà ci sentiamo fin troppo convinti di ciò che facciamo ma, di fatto, brancoliamo nel buio. Il che ci porta a complicarci la vita rischiando di prenderci una cotta per la prima disonesta (in senso lato, non affettivo), complicando i rapporti come grandi cruciverba.
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