Al via la mostra “In su ‘l lito di Chiassi”

RAVENNA. Inaugura sabato 21 agosto alle 18, presso la Sala Dantesca della Classense, la mostra “In su ‘l lito di Chiassi. Tesori danteschi nelle biblioteche e negli archivi di Ravenna”.

La mostra, patrocinata dal Ministero della Cultura e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni della morte di Dante, si inserisce nel progetto della Regione “Dante e la Divina Commedia in Emilia-Romagna”. Un percorso espositivo diffuso che intende valorizzare il patrimonio dantesco di 14 biblioteche e archivi storici del territorio “tra ’l Po e ’l monte e la marina e ’l Reno”, come il Poeta stesso, nel XIV canto del Purgatorio, definisce l’odierna Emilia-Romagna, terra che si può ritenere a tutti gli effetti la sua seconda patria e nella quale soggiornò a più riprese trascorrendovi gli ultimi anni della sua sofferta esistenza.

Il progetto, organizzato dal Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con la Società Dantesca Italiana, è stato ideato da Alberto Casadei e curato da Gabriella Albanese, Sandro Bertelli e Paolo Pontari. Un filo conduttore, costituito dallo studio della tradizione, della ricezione e dei contesti danteschi fino all’Umanesimo, accomuna tutti gli eventi del progetto espositivo, con eventi che coprono un arco temporale che va dal Dantedì 2021 sino ai primi mesi del 2022.

La tappa ravennate del progetto prevede due mostre dallo stesso titolo, una in Classense e una presso il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali.

Il percorso proposto dalla Biblioteca Classense offre da una parte l’opportunità di avvicinarsi a testimonianze documentarie medievali connesse agli anni ravennati di Dante e dall’altra scandisce le tappe della ricezione della Commedia, dalla seconda metà del XIV alla fine del XV secolo, attraverso le testimonianze manoscritte e a stampa che fanno parte del ricco patrimonio dantesco della biblioteca e anche grazie alla biblioteca “F. Trisi” di Lugo che presta la prima rara edizione del De Monarchia.

La collaborazione dell’Archivio di Stato, dell’Archivio Storico diocesano e dell’Archivio Storico Comunale di Ravenna ha permesso la presenza in mostra di documenti che restituiscono frammenti di storia familiare, come la sentenza di scomunica contro Pietro Alighieri o la presenza a Ravenna di suor Beatrice, insieme a nomi e vicende di personaggi che Dante ebbe modo di frequentare in città.

Del patrimonio classense fanno parte testimonianze trecentesche come i misteriosi frammenti manoscritti dell’Inferno e il celebre manoscritto 6, trascritto ad uso dello stesso copista nel 1369. nonché la ricca collezione di edizioni. L’ampia selezione di incunaboli in mostra permette di seguire l’evoluzione del processo di stampa del testo e dell’apparato figurativo della Commedia: dall’edizione veneziana del 1477, la prima a proporre anche il Trattatello in laude di Dante, si passa ai primi esperimenti di commento figurativo della celebre edizione fiorentina del 1481 con le incisioni da disegni di Sandro Botticelli, fino all’edizione veneziana del 1493.

Il progresso delle opere dantesche nel secolo successivo è raccontato da pochi ma significativi esemplari di edizioni fondamentali come, tra tutte, la rivoluzionaria “aldina” del 1502 in grado di cambiare per sempre la stampa del testo del Poema e la sua fruizione.

Al patrimonio più strettamente legato alla realtà locale sono dedicati un approfondimento sulla produzione di Mauro Ferranti (1805-1869), filologo e commentatore dantesco, e una selezione di disegni originali (1780) e di incisioni (1783) realizzati da Camillo Morigia per la progettazione del nuovo sepolcro dantesco.

Il VII centenario della morte del Sommo Poeta è altresì l’occasione per apprezzare alcuni fra gli esemplari più rari e di maggior pregio custoditi presso il Centro Dantesco; in particolare sono esposti cinque manoscritti dei secoli XIV-XV: il codice Poggiali-Vernon (già Ginori Conti); due codici provenienti dalla biblioteca privata dei marchesi Venturi Ginori Lisci, di cui uno, risalente agli ultimi decenni del XIV secolo, con il testo della sola terza cantica accompagnato dal commento dell’Ottimo; il codice Phillips 9589, manoscritto pergamenaceo palinsesto che fino al Inf. VII presenta il testo della Commedia circondato dal commento del carmelitano Guido da Pisa.

Accanto al patrimonio manoscritto vengono esposti nove incunaboli della Commedia stampati tra il 1472 e il 1497, tra i quali spicca l’unica copia custodita in Regione dell’edizione veneziana (secondo alcuni jesina) di Federico de’ Conti, datata 18 luglio 1472; si tratta di uno dei sei esemplari oggi noti di questa edizione. Tra le cinquecentine si potrà ammirare una copia della rara traduzione in castigliano del poema dantesco, impressa a Burgos nel 1515, anno in cui, a Venezia, gli eredi di Aldo Manuzio (1450 ca.-1515) diedero alle stampe la seconda edizione del poema, arricchita da xilografie a piena pagina, dopo quella del 1502 (Le terze rime di Dante) stampata dal grande tipografo-editore.

Le due mostre allestite rispettivamente nel Chiostro grande della Biblioteca Classense e nelle sale del Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali saranno visitabili dal 21 agosto al 6 novembre. Il catalogo sarà pubblicato da Silvana Editoriale.

Per l’inaugurazione l’appuntamento è alle 18 presso la Sala Dantesca della Classense, che ospiterà un momento condiviso per la presentazione di entrambe le mostre. Dopo si procederà all’apertura dell’esposizione classense e di seguito ci si sposterà, alle 19:30, presso il Centro Dantesco, agli antichi Chiostri Francescani di via Dante 4. La mostra in Classense rimarrà visitabile fino alle 21 mentre quella del Centro Dantesco fino alle 22.

Per l’occasione saranno aperti anche il Museo Dante e la Tomba fino alle 22, dando così la possibilità al pubblico di trascorrere una serata fra i luoghi danteschi più significativi della città.

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