Lo spunto nasce dall'ultimo libro di Concita De Gregorio
CESENA. C’è spazio per la gentilezza? La domanda nasce spontanea dopo aver scorso “Lettera a una ragazza del futuro”, l’ultimo libro di Concita De Gregorio. Nel volume la giornalista si rivolge alla se stessa del passato, scrive giornalistitalia.it. “Non esistono categorie, non ci sono le bionde, i ragazzi, i medici, esistono solo le persone: io sono una, tutti siamo uno. Per questo ho scritto a me stessa, per parlare a una persona sola e all’unica che conosco benissimo”, spiega all’Ansa la scrittrice.
Oscillando tra passato e futuro, ma indirizzando lo sguardo sul presente, Concita De Gregorio lascia che sia la dolcezza a scandire ogni pagina: “sii gentile ragazza del futuro, appassionata e gentile”; scrive. Non c’è volontà di impartire insegnamenti, non ci sono rimpianti per ciò che poteva accadere e non è successo, e nemmeno recriminazioni, ma solo il desiderio di raccontare quanto possa essere gratificante praticare la gentilezza, “un modo di stare al mondo che oggi ha bisogno di un recupero di centralità”.
Ma non è facile, perché “nella competizione violenta dei nostri giorni chi è gentile è considerato remissivo, la bontà viene dileggiata, tuttavia il solo modo che abbiamo per opporci alla ferocia è fare gesti gratuiti e sconsiderati di gentilezza”, spiega l’autrice.
Il fulcro della lettera è la libertà, però bisogna fare attenzione: essere liberi non significa fare quello che si vuole, ma essere ciò che si è in una cornice di convivenza. Non si può prescindere dalla relazione con gli altri. Questo non vuol dire essere docili. La libertà significa essere se stessi e quindi dire dei no. Per farlo significa essere forti, ma sempre restando gentili. Il problema è tutto qui. Spesso determinazione fa rima con aggressività che poi si trasforma in maleducazione. Purtroppo siamo nella fase in cui per imporsi serve alzare i decibel della voce, ma l’impressione è che qualcosa stia cambiando. Le idee sono sempre più apprezzate e torna a prendere centralità anche la gentilezza. Ancora è minoritaria e forse lo sarà per sempre, ma è sempre più considerata. Ma, soprattutto, non deve essere considerata come una debolezza, ma come un modo di essere da parte di una persona che ha bisogno di essere apprezzata anche per evitare la necessità di indossare la maschera della durezza. Perché la vera debolezza è questa: fare violenza sul proprio carattere per adeguarsi alla massa.
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