Oltre all'emergenza sanitaria ci sono tanti altri temi caldi
CESENA. Covid e elezione del presidente della Repubblica monopolizzano l’informazione. Per carità, sono temi importanti ed è giusto che siano al centro dell’interesse. Il problema è che per i politici sono diventati una sorta di coperta di Linus. Ormai sono diventati monotematici. Così facendo però non si dà il giusto spazio a temi importanti.
E sono diversi quelli che meriterebbero di essere trattati. Ad esempio c’è il caos del Kazakistan che non è un oscuro della ex Unione Sovietica, ma un paese strategico per i mercati globali, detiene il 12% dei giacimenti di uranio del mondo e ne produce circa il 40% del consumo globale. Inoltre ha una collocazione strategica: condivide alcuni confini via terra con Cina e Russia e via mare con l’Iran sul Mar Caspio.
Invece per quanto riguarda l’Italia serve interrogarsi su debito, inflazione e Pil anche alla luce delle diverse incognite che si prospettano in un quadro ancora positivo. Servono scelte strategiche in vista del 2023 per non farsi trovare impreparati dal probabile rialzo dei tassi legato alla fine del programma di acquisti a fine primo trimestre e l’utilizzo del programma messo in campo dalla Bce.
Poi c’è l’inflazione che nel 2022 potrebbe essere la questione più dibattuta. Sarà transitoria o permanente? Il tema è legato alle dinamiche dell’energia. Gli analisti pensano che la crescita si possa raffreddare perché la dinamica salariale è rimasta moderata e ritengono che le tendenze strutturali deflazionistiche che hanno dominato gli ultimi trent’anni siano ancora presenti e finiranno per prevalere nel medio termine. Altri ancora notano come certe pressioni inflazionistiche contingenti si stiano già allentando. Per esempio, il prezzo medio del trasporto di container è ormai stabilmente sotto i massimi raggiunti in autunno.
Sulla crescita economica per il 2022 è previsto un aumento del 4,7 per cento. Ma non sono numeri ai quali ci si deve abituare. Nel lungo termine la sfida è stabilizzare la ripresa e rendere sostenibile nel tempo la crescita attorno al 2% annuo (la goldilocks come dicono quelli che parlano bene), obiettivo non centrato negli ultimi 20 anni. In questo quadro le regole fiscali europee saranno cruciali. È il 2022 sarà decisivo per il negoziato sul nuovo quadro fiscale europeo, sospeso nella versione attuale fino al 2023. Fondamentale un maggior spazio fiscale per investimenti come chiesto da Draghi e Macron.
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