In ballo c'è molto più del Donbass e dell'intera Ucraina
CESENA. Persa l’opportunità della guerra lampo, Putin ha iniziato una partita a scacchi con l’Occidente. E’ fatta di tensioni e logoramenti. Lo dimostra un messaggio lanciato un paio di giorni fa. Una frase usata parlando agli operai russi, ma rivolgendosi all’occidente: “Non saremo isolati, nessuno può essere isolato nel mondo moderno, ed è impossibile farlo con un grande paese come la Russia”. Del resto ha capito che la guerra si deciderà sul fronte dell’economia.
In fondo il quadro pare abbastanza chiaro: gli effetti delle sanzioni hanno provocato danni all’economia russa, ma anche l’aumento dei prezzi che rischiamo di mandare in crisi le economie di Europa e Stati Uniti. La convinzione di Putin poi è rafforzata da un dato: la crescita dell’inflazione è determinata da energia e cibo, le due filiere impattate dalla guerra.
Putin però sa che la situazione in Russia la tiene sotto controllo visto che, per il momento, è in grado di reprimere ogni dissenso interno, mentre ritiene che sia più difficile possa succedere nei paesi occidentali normati dalla democrazia e confida (o scommette) che europei e statunitensi, privati dal loro potere d’acquisto e, forse, anche dalla perdita di posti di lavoro, finiranno per pretendere una diversa linea di condotta da parte dei loro governanti.
Nello stesso tempo non è che la Russia comunque goda di ottima salute. Nonostante l’ottimismo di Putin (atteggiamento molto di facciata), lo dimostrano le parole del ministro delle Finanze che ha detto che Mosca è pronta a intraprendere azioni legali se i paesi occidentali la spingeranno al default. Frasi che paiono dettate anche da un inevitabile e crescente nervosismo.
Ora tutto passa da chi avrà la maggior capacità di resistere. In ballo però c’è molto di più del controllo del Donbass o dell’intera Ucraina. L’obiettivo è creare un nuovo ordine mondiale che ora è imperniato sull’asse Usa-Europa e, nello stesso tempo, corre su dollaro e euro. E lo scontro si concentra proprio sull’Europa. Il vecchio continente è un mercato ambito. Lo è in particolare nella parte più occidentale, quella dove la Cina non ha ancora radicato delle teste di ponte. Un’area dove la situazione potrà restare sotto controllo se non ci saranno quelle crepe che Putin cerca di creare con la sua partita a scacchi. E uno dei paesi più a rischio è proprio l’Italia che è tra quelli più dipendenti dalla Russia per le materie prime, a partire dal gas.
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