Poche righe contenute nella riforma del Csm. Scelta assurda e cervellotica
CESENA – Poche righe. Ma destinate a cambiare il destino dei rapporti tra magistrati e giornalisti nelle procure di tutt’ Italia. Sono quelle che faranno punire il pm o il giudice che parla con la stampa, anche solo per smentire una notizia sbagliata. Un nuovo illecito disciplinare. Contenuto nella riforma del Csm che il Senato, salvo (improbabili) sorprese, approverà a metà giugno. Un illecito – contestato da tutta la magistratura – “figlio” della direttiva sulla presunzione d’ innocenza. Entrata in vigore a dicembre, firmata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, espressamente richiesta da Enrico Costa di Azione che l’ ha trasformata in un vessillo per l’ avvocatura e per i garantisti. Lo scrive Repubblica, sia nell’edizione cartacea che in quella online.
La direttiva esige che i magistrati tacciano. Toghe autorevoli sostengono che la traduzione italiana della direttiva europea del 2016 sia “davvero pessima”. E che vi sia soprattutto una violazione contenuta in un avverbio. Quel “esclusivamente”, riferito ai contatti tra pm e giornalisti che potranno realizzarsi “esclusivamente” attraverso le conferenze stampa. Possibili però solo se esistono motivi “di interesse pubblico”. Solo a quel punto il procuratore – l’ unico legittimato a parlare, perché per i pm vige l’ assoluto silenzio – potrà decidere, motivandone per iscritto le ragioni, di fare una conferenza stampa. Regole che, ovviamente, dovranno essere seguite anche dalle forze di polizia.
E’ una norma cervellotica scritta da burocrati che non conoscono come funzionano le cose. Silenziare magistrati e forze dell’ordine inoltre è l’ennesimo colpo contro la libertà di stampa. Ma il legislatore si sbaglia di grosso se si augura che dai tribunali non usciranno più notizie. I rapporti fra magistrati o forze dell’ordine non saranno intaccati e le notizie continueranno ad essere date sottobanco. Perché, i burocrati se ne facciano una ragione, è sempre stato così e sempre sarà. Perché le notizie più belle e interessanti continuano ad essere quelle non ufficiali, che i cronisti di nera e giudiziaria bravi riescono ad ottenere “sottobanco”. E sono frutto di rapporti instaurati negli anni e che non verranno intaccati da una normativa perché sono figli della fiducia. I magistrati passano notizie riservate solo ai giornalisti dei quali si possono fidare e che sanno che tuteleranno sempre e comunque la fonte. Anche a costo di subire un’azione penale a proprio carico.
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