Analisi spietata di Giuseppe De Rita che è una stroncatura per tutta la politica
CESENA. Incredibile, impensabile, raccapricciante, deludente. Ognuno può scegliere o cercare la definizione che preferisce, ma, di sicuro, per i politici è una bocciatura senza se e senza ma. In una intervista a Repubblica il professor Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del Censis, l’onda meloniana la vede così: “Vedo accondiscendenza. Siccome c’è, vada pure avanti. Nella ronda della politica italiana forse è il suo turno, ma non percepisco entusiasmo per Meloni”. La disamina per il resto è tagliente, anche se De Rita è categorico sull’andare a votare: “Mai saltato un voto. Lo considero un dovere morale, disapprovo la logica del me ne frego o del tanto sono tutti uguali. Non sono solito decidere negli ultimi giorni, ma non ho mai dichiarato il voto e non comincerò ora”.
E’ stato poi tagliente anche sulla campagna elettorale definita “una litigata quotidiana su chi offre più tutele ai cittadini” e “manca del tutto la capacità di andare oltre”. E, secondo De Rita, se i leader non hanno la capacità di andare oltre “sono come giocatori di biliardo che tirano solo di rinterzo. Non diventeranno mai trascinatori di folla”.
Insomma, una stroncatura che dovrebbe far riflettere. Ma se la pochezza della campagna elettorale non è una novità, è demotivante sapere che nella scelta degli elettori non c’è entusiasmo. In pratica Giorgia Meloni, secondo l’analisi di De Rita, ha il merito di essere capitata al posto giusto nel momento giusto. Il che porta a dire che siamo di fronte a una politica che non solo non trascina, ma, addirittura, non entusiasma. In tutto questo, probabilmente, incide l’amarezza per la situazione economica e l’incertezza sul futuro, ma anche la delusione per le mancate risposte da parte di quei politici o partiti ai quali da tempo era stata accordata una fiducia illimitata proprio a fronte di promesse mirabolanti.
Giorgia Meloni invece è spinta da due fattori: i vantaggi che garantisce l’opposizione (era tra i pochissimi contrari a Draghi) e l’assenza di un leader nel centrodestra, un elettorato che prima si riconosceva in Berlusconi, poi in Salvini e ora è traslocato con Fratelli d’Italia. Ma non in base ad un ragionamento, bensì per necessità. Per accondiscenza, per dirla alla De Rita.
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