Don Giovanni all’Alighieri

RAVENNA. Martedì 1 novembre, alle 20.30 al Teatro Alighieri, il secondo capitolo del ciclo Mozart-Da Ponte.

Don Giovanni – ammonisce il filosofo danese Søren Kierkegaard – non va visto; va ascoltato. Soltanto la musica può svelarne la natura, non di individuo, ma di manifestazione del desiderio assoluto, perpetuo moto di seduzione. E allora quello tra il personaggio e l’opera di Mozart e Da Ponte è un matrimonio di diabolica perfezione, che la Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival porta in scena come un raffinato congegno a orologeria: martedì 1 novembre, alle 20.30, Don Giovanni è in scena al Teatro Alighieri, seconda anta del trittico d’opera che si completa mercoledì 2 con Così fan tutte (l’intero ciclo sarà replicato, a partire da Le nozze di Figaro, dal 4 al 6 novembre). Alla regia Ivan Alexandre, che ha concepito il protagonista come l’età adulta di quel giovane innamorato dell’amore che è Cherubino nelle Nozze…e come il predecessore di Don Alfonso, maestro dei giochi in Così fan tutte. Le produzioni, in arrivo dallo svedese Drottningholms Slottsteater e dall’Opéra Royal de Versailles, vedono impegnata l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Nel Don Giovanni la guida Erina Yashima – allieva di Riccardo Muti per la prima edizione dell’Italian Opera Academy. In scena Christian Federici, Arianna Vendittelli, Robert Gleadow, Iulia Maria Dan, Callum Thorpe, Julien Henric e Chiara Skerath. Il Coro Luigi Cherubini è preparato da Antonio Greco, mentre al fortepiano siede Lars Henrik Johansen; scene e costumi sono di Antoine Fontaine, che con il regista cura anche le luci.

Don Giovanni è rappresentato in prospettiva, con l’eroe in primo piano e tutti gli altri (valletto, donne, rivale…) a rincorrerlo trafelati – spiega il regista Ivan Alexandre – Il protagonista si guarderà alle spalle solo una volta, quando avrà il primo dubbio della sua vita, per pochi secondi, prima di scomparire”. Nato dalla penna di Tirso De Molina, con il suo El burlador de Sevilla y convidado de pietra (1630), Don Giovanni arriva a Mozart e Da Ponte attraverso una varietà di fonti, inclusi Molière e Goldoni. E si rivela al contempo il terremoto che scuote il più cupo e misterioso dei titoli di questa trilogia…ma anche lo scoglio immobile – il cuore di pietra – su cui si infrangono le vite delle sue vittime. Il paradosso è che proprio l’insaziabile seduttore, nella sua infinita ricerca di nuove conquiste, è intrappolato nella propria arroganza e ipocrisia. Mozart a stento gli concede un’aria tutta sua: Don Giovanni presta i propri temi a Elvira e Leporello…e canta soltanto una “canzonetta”, Deh vieni alla finestra, che intona interpretando un personaggio “altro da sé”. Dopo tutto il Commendatore, da morto, si muove; Don Giovanni, da vivo, incarna l’immobilismo della sua classe, sospeso sull’orlo di un doppio abisso: l’inferno, sì, ma anche l’irreversibile cambiamento che porrà fine all’Ancien Régime e in qualche modo all’identità fra desiderio e soddisfazione del desiderio, fra volere e ottenere.

Presentata a Ravenna nell’originale versione che debuttò a Praga nel 1787, perché “più chiara, naturale e vivace” – ha sottolineato il regista – Don Giovanni fiorisce dove la Commedia dell’Arte incontra il soprannaturale e il lirismo proprio dell’opera “seria”, dove tragico e comico convivono. Tornano in scena, dopo l’impegno per Le nozze di FigaroArianna Vendittelli e Robert Gleadow, rispettivamente come Donna Elvira e il servitore Leporello, mentre il protagonista eponimo è il baritono Christian Federici (già coinvolto nella Carmen della Trilogia 2019). Il suo Don Giovanni, destinato all’inferno dopo le scorribande erotiche e non, tenta di sedurre con l’inganno la Donna Anna di Iulia Maria Dan (promessa al Don Ottavio di Julien Henric) e finisce per ucciderne in duello il padre, il Commendatore affidato al basso Callum Thorpe, che nella sua Inghilterra collabora con la Royal Opera House, Glyndebourne e Opera North. Nello spirito della Commedia dell’Arte, che prevede l’avvicendarsi degli interpreti in ruoli diversi, Thorpe interpreta anche il contadino Masetto, mentre la sua sposa Zerlina – anch’ella oggetto delle mire di Don Giovanni – è Chiara Skerath.

Dopo esser stata assistente direttore della Philadelphia Orchestra al fianco di Yannick Nézet-Séguin, Erina Yashima è ora primo Kapellmeister alla Komische Oper di Berlino.Nata in Germania da famiglia giapponese, ha studiato direzione a Friburgo e Vienna e ha completato gli studi alla Hanns Eisler School of Music di Berlino. Ha partecipato alla prima edizione dell’Accademia nel 2015, lavorando su Falstaff, e successivamente è stata assistente di Muti a Chicago, essendosi aggiudicata la prestigiosa borsa di studio intitolata a Sir Georg Solti. In veste di finalista dell’edizione 2018 del Nestlé and Salzburg Festival Young Conductors Award, si è esibita con la Camerata Salzburg durante il Festival di Salisburgo e nello stesso anno è stata assistente di Zubin Mehta e della Bavarian Radio Orchestra. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini ha diretto La Cenerentola di Rossini nel 2017 e Le nozze di Figaro nel 2019, per poi debuttare al Ravello Festival nella stagione 2021/22.

La Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival, di cui Eni è partner principale, è resa possibile dal sostegno del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.

Info e prevendite Biglietteria Teatro Alighieri 0544 249244 www.ravennafestival.org

Biglietti: da 20 a 75 Euro

I giovani al festival: under 18 5 Euro, under 30 sconto 50%

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