Ma è in crescita il fenomeno "mai nel mio giardino"
CESENA. Martedì il maltempo ha imperversato in lungo e in largo. Molto colpita anche la Riviera. A Cesenatico nella mattinata, a causa del forte vento, le onde sottocosta hanno raggiunto la quota di 1,40 metri sul livello del mare. Ma, a parte uno “sfondamento” a Valverde a causa della rottura delle difese costiere, non si sono registrati i danni che potevano esserci con una mareggiata simile. Questo grazie soprattutto alle Porte Vinciane chiuse alle ventiquattro di lunedì. Dunque, bisogna dire grazie ad un’opera di ingegneria, una realizzazione dell’uomo.
Qualcosa di simile, ma di una rilevanza enormemente più grande, è successo a Venezia. Il Mose ha difeso la laguna nonostante una marea record. Il Mose ha salvato la città da un’acqua alta che sarebbe stata devastante, quasi al livello di quella del 12 novembre 2019, che raggiunse i 187 centimentri allagando l’intero centro storico e provocando danni per centinaia di milioni di euro. Ma, addirittura, si sarebbe potuto ripetere l’emergenza degli storici 194 centimetri del 1966, la madre di tutti i disastri e i cui effetti sono ancora vivi nella mente dei veneziani.
In un colpo solo quindi il Mose centra due obiettivi. Il primo (e più importante) è quello di riuscire a difendere la laguna e incutere più ottimismo sul futuro. Non è la panacea di tutti i mali, ma permette a tutti di essere un po’ più tranquilli. Il secondo risultato raggiunto è quello di aver zittito i detrattori. In molti avevano detto no fino ad arrivare ad esprimere il proprio dissenso esponendo un maxi striscione in cima alla basilica di San Marco. E’ vero che la costruzione è stata tribolata a causa di situazioni finite sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati penali e contabili. Ma questo centra poco con l’opposizione. Quella riguardava soprattutto il progetto.
Adesso, da parte dei contestatori, servirebbe un sanissimo “ho sbagliato”. Sarebbe una dimostrazione di onestà intellettuale, ma è difficile che questo possa succedere. Però potrebbe essere sufficiente che la vicenda del Mose fosse un monito per chi è abituato a dire no a prescindere. Purtoppo, invece, questo tipo di opposizione si moltiplica e spesso oltretutto è figlia di interessi ultra localistici. Il classico “mai nel mio giardino” che indica la protesta di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante in un territorio che viene da loro avvertito come vicino ai loro interessi quotidiani. Però, pur essendo una minoranza, sono talmente rumorosi che, sempre più spesso, finiscono con l’influenzare le decisioni dell’ente pubblico.
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