La pandemia ha cambiato le abitudini dei consumatori di vino in tutto il mondo. Molti paesi, dal Giappone alla Scandinavia alla Germania, richiedono vini prodotti con criteri ecologici ed etici, con un packaging leggero e riciclabile. Il tetrapak e la lattina sono le soluzioni preferite da chi vuole risparmiare e rispettare l’ambiente. Il vetro, invece, è considerato troppo pesante e ingombrante. Questa tendenza è in linea con le tre “e” che guidano le scelte di acquisto: ecologico, equo ed elegante.
Non mancano però gli amanti delle bollicine, soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove il vino frizzante resta il più venduto. In generale, si cerca di bere vini con una gradazione alcolica moderata e con certificazioni che attestino la qualità e la sostenibilità della produzione.
È quanto emerge dalla partecipazione della filiera cooperativa del vino al Vinitaly di Verona, la più grande kermesse italiana del settore.
Tra i protagonisti di questo mercato globale c’è Terre Cevico, la cooperativa vinicola associata a Legacoop Romagna che quest’anno festeggia 60 anni di attività. Con i suoi stabilimenti a Lugo e Forlì, Terre Cevico trasforma ogni anno più di 120mila tonnellate di uva in 118 milioni di bottiglie e 1.100 referenze commerciali. Il 40% del suo fatturato aggregato, che nel 2021 ha sfiorato i 190 milioni di euro, proviene dall’export.
«La partecipazione al Vinitaly — dice il presidente di Terre Cevico, Marco Nannetti — ha confermato la necessità di continuare a investire per affrontare le sfide di una competizione che si gioca sui cinque continenti. Per noi è fondamentale avere una dimensione multiregionale, cioè di potere garantire agli acquirenti una gamma di prodotti che passa per tutte le grandi tradizioni enologiche. Il vino romagnolo e cooperativo in genere ha fatto passi da gigante, affermandosi tra i grandi player mondiali, ma le abitudini di consumo cambiano velocemente e occorre tenere il passo, specialmente per chi non rappresenta una tipologia di nicchia, ma un grande gruppo cooperativo che rappresenta una risorsa fondamentale per il reddito di cinquemila famiglie di soci agricoltori».
«Usciamo dal Vinitaly con la consapevolezza che il vino cooperativo romagnolo è apprezzato in tutto il mondo per la sua capacità di mettere al centro la qualità, il territorio e le persone, promuovendo cultura e innovazione. Terre Cevico è la punta di diamante di un progetto di sviluppo che ha dimostrato di aver colpito nel segno, come dimostrano anche i risultati. L’obiettivo ora deve essere quello di rilanciare una spinta ancor maggiore nel campo dell’innovazione, accompagnata da un processo di valorizzazione dei soci agricoltori. Siamo al fianco del settore per supportare i suoi piani di ricerca e sviluppo, necessari per mantenere e fare crescere le quote di mercato, in particolare nei mercati esteri», conclude il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi.
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