PIANGIPANE (RA). L’iconoclasta sassofonista Daniele Sepe apre uno scrigno delle meraviglie jazzistiche: le colonne sonore dei film di Totò a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.
Sono queste lo spunto alla base del suo progetto “Sepè le Mokò”che eseguirà dal vivo venerdì 12 maggio al Teatro Socjale di Piangipane per il festival Ravenna Jazz (inizio alle ore 21:30). Con Sepe, saranno sul palco Paolo Zamuner (pianoforte e tastiere), Davide Costagliola (contrabbasso e basso elettrico), Massimo Del Pezzo (batteria) e Antonello Iannotta (percussioni). Biglietti: intero euro 15; ridotto 13.
Ravenna Jazz è organizzato da Jazz Network in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura e alle Politiche giovanili del Comune di Ravenna, in convenzione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Il festival vanta il patrocinio di ANCI Emilia-Romagna.
Daniele Sepe con il suo sax dà voce a un messaggio musicale libertario e anarchico. Nato a Napoli nel 1960, Sepe è una sorta di Frank Zappa della musica partenopea: jazz, world music, rock, reggae si mescolano in una policroma fusione di stili. Musica dai contenuti spesso ‘impegnati’ eppure sempre capace di penetrare l’animo popolare.
Sepe ha fatto della resistenza uno stile di vita: resistenza intellettuale, politica e soprattutto artistica. Dall’esordio precoce (a sedici anni con i Zezi, gruppo operaio di Pomigliano d’Arco), alla intensa gavetta come turnista e accompagnatore (durante gli anni Ottanta non c’è disco prodotto a Napoli in cui non si senta il suo sassofono: da Nino D’Angelo a Gino Paoli, Eduardo De Crescenzo, Nino Buonocore…), alla faticosa emersione come solista. Per fortuna del nostro, il suo disco Vite perdite (1993) fa breccia nel pubblico e diventa un successo internazionale. Da allora è un turbinio di progetti musicali: nulla può contenere l’urgenza espressiva di Sepe. Lo ha dimostrato anche la recente esperienza dei lockdown. Impossibilitato a suonare in giro, ha sfornato dischi a ritmi vertiginosi: Lockdown #1 (tra colonne sonore e Sonny Rollins), Lockdown #2 (con i brani del Canzoniere Terrestre), Direction Zappa (un live d’archivio) e poi ancora Truffe & Other Sturiellett’ Vol. 4 (in)cumplete classical und chamber miusik (con materiali d’archivio).
In questa bulimia produttiva molto zappiana, le idee si accendono l’una con l’altra: a coronamento di questa staffetta discografica è arrivato quindi Sepè le Mokò, omaggio alle colonne sonore dei film di Totò. Sepe aveva già omaggiato il principe della risata nel 1999 con Totò Sketches: un progetto con musiche originali che ha avuto vita lunghissima dal vivo (con tanto di proiezioni dei film di Totò). Ma Sepè le Mokò va oltre: attinge direttamente dalle colonne sonore dei film usciti tra il 1957 e il 1962, firmate da compositori come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi, Carlo Rustichelli, Alessandro Cicognini, Piero Umiliani. Musiche la cui alta caratura jazzistica non è mai stata adeguatamente valorizzata.
Informazioni
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