Argerich-Maisky al Ravenna Festival

RAVENNA. La più grande pianista vivente con il violoncellista che ha raccolto l’eredità di Rostropovič.

Ravenna Festival si prepara ad accogliere Martha Argerich e Mischa Maisky, uno dei sodalizi musicali più formidabili, due personalità artistiche che da oltre 45 anni rappresentano il paradigma del fare musica insieme, sia per interazione tecnica ed espressiva, sia per quell’intesa istantanea che poggia su un’amicizia di ferro. «Suonare con Mischa è la cosa più naturale del mondo», ha confessato la pianista argentina, che al Palazzo Mauro De André, giovedì 8 giugno alle ore 21, affronta con Maisky tre Sonate per violoncello e pianoforte distribuite su altrettanti secoli: il Beethoven tardo settecentesco della Sonata n. 2, pionieristico esempio di un genere che non aveva ancora antecedenti né in Haydn né in Mozart; poi una delle rarissime incursioni cameristiche di Chopin, raramente uscito dal perimetro del pianoforte puro; e infine la Sonata di Debussy, un altro pezzo unico, dall’atmosfera notturna, quasi lunare, già novecentesca. L’appuntamento è possibile grazie a Eni, anche quest’anno al fianco del Festival come partner principale.

Il 5 giugno ha compiuto 82 anni, ma l’energia contagiosa e la freschezza esecutiva di Martha Argerich sono sempre quelle che la fecero entrare nel mito a cavallo degli anni ’50 e ’60, quando si impose nei concorsi pianistici più importanti al mondo, dal “Busoni” allo “Chopin”. Più lunga la rincorsa di Mischa Maisky, nato nel 1948 nella Lettonia sovietica e cresciuto nel rigido contesto del post-stalinismo: nel 1970, due anni prima di lasciare l’URSS, fu addirittura spedito a lavorare in un centro di detenzione vicino a Gorki.

I due musicisti affrontano un programma che riassume l’evoluzione della Sonata per violoncello e pianoforte: in primis Beethoven, che nel 1796 affrontò un genere ancora relativamente nuovo, dato che il rapporto tra il pianoforte e uno strumento di tessitura grave come il violoncello poneva all’epoca problemi compositivi di difficile soluzione; problemi che Chopin affrontò nel 1847 da tutt’altra prospettiva, visto che si considerava essenzialmente un pianista: «Conosco i miei limiti – diceva – Mi spingono al suicidio chiedendomi di scrivere sinfonie ed opere, e vogliono che io sia tutt’insieme un Rossini-Mozart-Beethoven polacco. Ma io rido dentro di me e rifletto che uno deve partire dalle piccole cose». Ma non era vero, come dimostrò in questa Sonata, gemma unica nel suo catalogo e nell’intera letteratura dell’800. Unica è anche la Sonata per violoncello e pianoforte di Claude Debussy, scritta pochi anni prima di morire, eppure orientata verso slanci ritmici gioiosi e inarrestabili, in un solo momento interrotti da un episodio in cui si ascoltano antiche involate ereditate dall’ascolto dei grandi clavicembalisti francesi del XVIII secolo.

Nata a Buenos Aires, Martha Argerich ha iniziato gli studi con la madre, insegnante di pianoforte, formandosi poi per dieci anni con il pianista di scuola napoletana Vincenzo Scaramuzza. Nel 1955 si trasferì in Europa, studiando con Friedrich Gulda e, per poche lezioni, anche con Arturo Benedetti Michelangeli. Nel 1957, a soli 16 anni, vinse il Concorso “Busoni” e il Concorso di Ginevra nel giro di poche settimane. Nonostante una carriera leggendaria, Martha Argerich è un’instancabile promotrice di giovani pianisti. Per quindici anni il “Progetto Martha Argerich” ha messo in primo piano il valore dell’esperienza di scoprire e fare musica assieme. Nel 2013 è uscita una pellicola sulla sua vita, diretta dalla figlia Stephanie. 

Non si può dire che a Mischa Maisky siano mancati i modelli cui ispirarsi: nei corridoi del conservatorio di Mosca incontrava ogni giorno mostri sacri come David Ojstrach, Svjatoslav Richter, Leonid Kogan e persino Dmitrij Šostakovič. Suo maestro è stato Mstislav Rostropovič, il più grande violoncellista di sempre. Maisky, che oggi vive in Belgio, si considera un cittadino del mondo: “Suono un violoncello italiano, con archetti francesi e tedeschi, corde austriache e tedesche. Mia figlia è nata in Francia, mio figlio maggiore in Belgio, il terzo in Italia e il più piccolo in Svizzera. Guido un’auto giapponese, indosso un orologio svizzero, una collana indiana e mi sento a casa ovunque ci siano persone che amano la musica classica”. Suona da mezzo secolo un prezioso violoncello Montagnana del 1720.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Biglietti: da 15 a 65 Euro (ridotti da 12 a 55 Euro)

I giovani al Festival under 18: 5 Euro | under 30 sconto 50% sui biglietti superiori a 20 Euro

Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti

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