Dopo aver ricevuto dal Magnifico Rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari, il Sigillum Magnum, massima onorificenza dell’Alma Mater Studiorum, il professor Eduardo Bruera, direttore del Dipartimento di Medicina palliativa dell’MD Anderson Cancer Center di Houston (Texas), il giorno successivo ha incontrato presso l’Hospice di Forlimpopoli gli operatori sanitari e gli studenti del corso di Laurea di Medicina ed infermieristica di Bologna – sede di Forlì.
L’incontro è stato introdotto da Marco Maltoni, coordinatore della Rete Cure Palliative dell’AUSL Romagna, docente in Cure Palliative presso l’Università di Bologna – sede di Forlì e referente scientifico dell’associazione Amici dell’Hospice, che ha tracciato un breve profilo dell’illustre ospite, spiegando fra l’altro che Bruera è stato il primo al mondo ad introdurre le Cure Palliative precoci ambulatoriali e in consulenza e che il suo personale incontro con il medico argentino (ma di origini piemontesi) è stato fondamentale per indirizzarsi verso la medicina palliativa e farne la propria professione.
Bruera ha ripercorso la propria carriera e ha ricordato ai presenti che ha intrapreso la strada delle Cure Palliative, per un motivo ben preciso: alleviare l’enorme sofferenza che vedeva nei malati di cancro. Per Bruera l’approccio alla persona affetta da patologia inguaribile non può essere standardizzato. “Quando ci avviciniamo ad un malato – ha affermato Bruera – è necessaria una valutazione personalizzata della sua sofferenza. E’ una sfida culturale che deve coinvolgere un team interprofessionale che opera in forma integrata: più c’è sinergia nell’equipe, più il risultato sarà migliore”.
Bruera ha anche ribadito la centralità del malato e della sua famiglia nel contesto delle Cure Palliative e ricordato che anche piccoli gesti ed attenzioni di cura hanno un valore immenso nei confronti della persona che soffre. E’ importante l’accoglienza del malato fin dal front office di una struttura: anche gli amministrativi che svolgono questa attività, nella filosofia di Bruera, sono parte del progetto di cure palliative.
Emerge anche un rammarico nelle parole di Bruera, quando affronta gli sviluppi delle Cure Palliative: “Sono ancora troppo poche le risorse che vengono investite in questa direzione – ha affermato – sul cancro si è investito tantissimo, mentre nel nostro ambito molto meno, perché nel primo caso al centro c’è una malattia, mentre nel secondo al centro c’è la persona”. E’ una rotta da controbilanciare, secondo Bruera, e in questa direzione è necessario fare pressione su quelli che lui chiama “i capi” della sanità, per un’equa valorizzazione delle Cure Palliative nel loro complesso, il cui sviluppo si basa sulla formazione dei professionisti, sulla ricerca e sulla disponibilità di strutture e dipartimenti, aspetti che possono certamente produrre un miglioramento dei risultati.
Bruera ha concluso il suo intervento con un’immagine suggestiva, definendo i palliativisti come cavalieri delle battaglie perdute, prendendo a prestito la figura di Don Chisciotte. “Tutti voi – ha affermato rivolto agli studenti e ai professionisti presenti – dovete essere dei Don Chisciotte, eroi idealisti sempre disposti a battersi per un ideale e non cedere sui propri convincimenti. Rifuggite dall’essere invece dei Sancho Panza, con i piedi piantati sul terreno e nessun sogno nel cassetto”.
L’incontro, a cui hanno preso parte anche Elisa Bedei, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Forlimpopoli e Maria Teresa Montella, direttrice sanitaria dell’IRST di Meldola, si è concluso con un vivace dibattito sollecitato da diverse domande del pubblico presente.
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