Ravenna Festival omaggia Lord Byron

Ian Bostridge

RAVENNA. La Tomba di Dante che visitava in cerca di ispirazione, l’Albergo Imperiale dove soggiornò nel 1819 (al suo posto oggi sorge la Biblioteca Oriani), Palazzo Guiccioli dove visse come amante della Contessa Teresa e Palazzo Cavalli dove partecipò a una festa accompagnato da sette domestici, nove cavalli, tre pavoni, due gatti, un mastino e un’oca.

Ravenna è disseminata dall’eco degli eccentrici e romantici passi di Lord Byron, fra i più illustri visitatori nella storia cittadina. E per il bicentenario della sua morte, Ravenna Festival disegna un altro itinerario ancora: è quello musicale e poetico che giovedì 27 giugno il tenore inglese Ian Bostridge e il pianista Julius Drake propongono alle 21.30 nel Chiostro della Loggetta Lombardesca al Museo d’Arte della città di Ravenna. Dai versi delle Melodie ebraiche scritti in vista della collaborazione con Isaac Nathan, ma messi in musica anche da Schumann e Loewe, fino a Die schöne Müllerin e Die Winterreise di Schubert, composti su testi di Wilhelm Müller che fu sostenitore dell’indipendenza greca per la quale Byron sacrificò la vita, il percorso si intreccia alle letture affidate alla scrittrice e critica letteraria Lucasta Miller, sottolineando il legame fra la poesia di Byron e la storia del Lied ottocentesco, del quale Bostridge e Drake sono indiscussi e celebrati campioni. 

“Nel bicentenario della morte di Byron, abbiamo inteso presentare un recital di canzoni che restituisse, oltre alla bellezza e al fascino della sua poesia, anche l’impatto che Byron, primo vero e proprio VIP dell’epoca post-rivoluzionaria, ebbe su tutta la cultura europea – spiegano Ian Bostridge e Julius Drake – L’appuntamento intende soprattutto celebrare Byron in un Paese cui era profondamente legato. Ma, indirettamente, racconta anche della cultura paneuropea dell’epoca e delle interazioni, attraverso la musica, tra i nascenti nazionalismi del periodo post-napoleonico (tedesco, greco, irlandese ed ebraico): un’eredità che sopravvive a due secoli di distanza.”

È nel maggio del 1813 che il Gentleman’s Magazine di Londra riporta un annuncio: l’aspirante compositore Isaac Nathan, figlio di un cantore della sinagoga di Canterbury, intende pubblicare melodie della tradizione ebraica risalenti a un’epoca precedente la distruzione del Tempio di Gerusalemme (in realtà, molte delle melodie avevano radici nella musica popolare europea e non certo l’antichità che Nathan loro attribuiva). La prima parte del concerto mette a stretto confronto composizioni di Nathan stesso con quelle di Loewe e Schumann, a loro volta basate sulle Melodie ebraiche, al cui successo contribuì lo scandalo della relazione di Byron con la sorellastra Augusta. Se i Venetianische Lieder di Schumann sono l’occasione per ricordare il soggiorno dell’irrequieto Lord a Venezia, il Winterreise di Schubert è da sempre considerato ispirato dalla poetica di Byron. Il concerto si corona con brani che i fratelli Mendelssohn, Felix e Fanny, scrissero sui suoi versi. 

“Ravenna conserva del vecchio stile italiano più di qualsiasi altra città. Resta fuori dai tragitti dei viaggiatori e quindi quello stile si è mantenuto originale”: con queste parole Lord George Gordon Byron esprimeva il suo apprezzamento per l’atmosfera di una città non comunemente inclusa nel Grand Tour, l’itinerario che generazioni di rampolli della buona società europea percorrevano come parte della propria educazione al bello e all’antico. Non a caso, la Ravenna di Byron inizia non a Ravenna ma a Venezia, nel salotto della Contessa Benzoni dove il poeta inglese incontra la moglie del Conte Guiccioli. È come “cavalier servente” – ovvero l’amante ufficiale – di Teresa che ritroviamo Byron a Ravenna, dove scrisse, girovagò, meditò su Dante, amò e si unì persino alla Carboneria; fu proprio l’attività sovversiva a costargli il benvenuto in città (quella e gli sgravi fiscali che Guiccioli ottenne in cambio della denuncia). Presto Byron sarebbe salpato da Genova alla volta della Grecia, dove avrebbe incontrato la sua fine. Pensava ancora a quella città così italiana, dove “è la tomba del bardo, non la colonna del guerriero che è venerata”? Certo è che il prossimo 26 ottobre, grazie all’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Palazzo Guiccioli aprirà le porte nella sua nuova veste di Museo Byron e Museo del Risorgimento, nonché sede della neonata Italian Byron Society.  

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Questo post è stato letto 44 volte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *