Siccome non è stata data notizia al momento del decesso intendo ricordare Ruffillo Budelacci che il 14 settembre scorso, all’età di 97 anni, ci ha lasciato. Nella zona di residenza (Capocolle) e dintorni, era conosciuto semplicemente come “Tito ‘d Guêld”, agricoltore, vitivinicoltore, contadino, figlio di contadini da diverse generazioni (e di questo ne andava fiero). Ma Ruffillo Budellacci si è fatto conoscore in gran parte della Romagna, come cultore del dialetto romagnolo, poeta, scrittore e compositore di canzoni dialettali. Ha sempre parlato in dialetto e si è avvicinato al vernacolo scritto già in età giovanile. In una sua nota scrive: “Fin da ragazzo mi divertivo a scribacchiare fogli e fogli… che puntualmente servivano per accendere il fuoco nel camino. Poi un bel giorno li ho mostrati a qualcuno che mi ha incoraggiato a continuare”. Pertanto, fin dalla giovane età ha scritto poesie, zirudelle, sonetti e racconti in dialetto romagnolo trovando ispirazione dalla vita e dal lavoro dei campi, dai fatti del mondo, dagli avvenimenti e dalla solidarietà tra le genti.
Negli anni ’50-’60 Budelacci è stato tra i componenti del Gruppo dei Canterini Romagnoli di Bertinoro e, come fisarmonicista (autodidatta), accompagnava le esibizioni del gruppo.
Ha partecipato, negli anni ’70 e ’80 a diversi concorsi locali e nazionali di poesia dialettale, ottenendo premi e riconoscimenti (cinque trofei nazionali). Nel settembre 2017 ha vinto il concorso di poesia dialettale “Antica Pieve” di Forlì con la poesia “Par fem curag”. I suoi componimenti sono stati letti in numerose trasmissioni televisive locali e regionali (ricordiamo per ultima una partecipazione a Videoregione nel 2017 alla trasmissione “A treb”) e molte sue poesie sono state pubblicate in riviste e libri di cultura locale.
Ruffillo Budelacci ha partecipato come autore (parole e musica) a quasi tutte le edizioni de “E’ Campanon”, festival della canzone dialettale romagnola (che si è svolto fino al 2005 a Cesena per oltre 30 anni), ottenendo riconoscimenti dalla critica.
Nel 1988 la sua prima pubblicazione, a cura dell’A.V.I.S. di Bertinoro, “A voi lasè al mi ossi a la Rumagna” (Voglio lasciare le mie ossa alla Romagna).
Nel 1989 ha vissuto anche l’esperienza di attore facendo parte della Compagnia teatrale degli Incamminati, recitando la parte di Don Ferdinando nel “Miguel Manara” di Oscar V. Milosz, con la regia di Franco Branciaroli; esperienza di cui andava molto fiero e ci teneva molto a far sapere di aver fatto parte del progetto.
Nel 2010 è uscita la sua seconda raccolta “L’utma zampeda” (L’ultima impronta), distribuito dalla Editrice “Il Ponte Vecchio”, mentre è del 2013 il suo terzo libro “E cvent a pens…” (E quando penso…), Risguardi Editore, Forlì.
A novembre 2015, l’Associazione “Friedrich Schürr” gli ha conferito l’ “Argaza d’arzent”, quale riconoscimento per la sua lunga attività, legata alla poesia e alla divulgazione del dialetto romagnolo.
Nel novembre 2017 ha dato alle stampe la sua quarta raccolta di poesie “Par fêm curag” (Per farmi coraggio), per festeggiare i suoi 90 anni, ed ha continuato a scrivere poesie e zirudelle fino ai suoi ultimi giorni.
Ai nostri giorni le sue composizioni dialettali sono riproposte da Nivalda Raffoni e da Radames Garoia, che con Ruffillo Budelacci avevano stretto un forte rapporto di collaborazione, in occasione degli incontri promossi per mantenere vivo il vernacolo romagnolo.
Questo post è stato letto 318 volte