

FAENZA. Dopo il successo della pièce La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza, il collettivo Les Moustaches torna al Teatro Masini con I cuori battono nelle uova, in scena venerdĂŹ 28 marzo alle ore 21 per la rassegna Teatri dâInverno dedicata alla drammaturgia contemporanea.
Lo spettacolo, co-prodotto con SocietĂ per Attori e Accademia Perduta/Romagna Teatri, è scritto da Alberto Fumagalli, che firma anche la regia insieme a Ludovica DâAuria, ed è interpretato da Elena Ferri, Matilda Farrington e Grazia Nazzaro.
Tre donne, ognuna di loro porta un lungo camice che ne nasconde le forme, tranne quelle delle loro pance che sono gonfie e tonde. Le tre aspettano un figlio, il loro primo figlio. Le pance delle donne si mostrano piene e levigate, ricordano tre bellissime uova, tanto forti quanto fragili. Il disegno del domani dei propri figli condizionerĂ il comportamento delle tre donne che, mosse da un amore cieco, si spingeranno in azioni, paure e dinamiche nascoste nel piĂš buio cassetto dellâanimo umano.
I cuori battono nelle uova è un amore disperato, un vuoto incolmabile e unâesplosione di gioia.
I cuori battono nelle uova è un inno alla vita.
Note sulla drammaturgia di Alberto Fumagalli
La drammaturgia de I cuori battono nelle uova decalca con ancora piĂš teatralitĂ lo stile Les Moustaches. Le parole sono inserite in un pentagramma drammaturgico proprio come le note abitano quello musicale; concetti secchi e feroci si alternano a pensieri grassi e sfarzosi, portatori di immagini poetiche e fiabesche che rileggono una realtĂ becera e ripetuta.
Gli attori non hanno la possibilitĂ di improvvisare o di sostituire una parola per unâaltra, il rischio sarebbe quello di scordare uno strumento minuziosamente costruito per riportare un determinato suono: da una musicalitĂ volutamente bambinesca che ricorda una semplice filastrocca ad un classico monologo pieno di emozioni, di pause e di silenzi. Le parole di questo spettacolo sono ingombranti ma al tempo stesso leggerissime, a servizio dellâattore e del racconto, coniugate ad una regia generosa di immagini e suggestioni.
Note sulla regia di Ludovica DâAuria e Alberto Fumagalli
Lo sviluppo della messinscena nasce dallâindagine di tre elementi: il corpo, la luce e il ritmo.
Tre corpi gravidi sono protagonisti della messinscena, dominano lo spazio e lo disegnano. La scenografia e gli oggetti di scena diventano espansione delle pance. Tutto torna ad una linea circolare infinita senza controllo, che è il ciclo della vita, la sagoma di un uovo. La donna gravida è vita che contiene vita, è simbolo archetipico, immagine mitologica che seduce i nostri occhi. CosÏ, la visione angelica e fragile lascia spazio a delle figure animalesche e primordiali che superando i limiti della realtà fondono nei loro corpi una dimensione tragicomica.
Volevamo che la luce fosse punto di congiunzione tra il sogno e lâincubo. Il mezzo per superare le speranze di queste donne e rappresentare le loro angosce. La scenografia, quindi, da culla accogliente diviene proiezione inquietante delle loro piĂš grandi paure.
Il ritmo del cuore è il principio creatore della messinscena. Sarà flebile, forte, a volte stanco, poi inesauribile e resistente, spietato e accelerato. Potrebbe rallentare, di colpo fermarsi, per poi ricominciare a battere. Come chiusi in grande guscio e, immaginando di sincronizzare i nostri cuori, gli attori e gli spettatori ascolteranno lo stesso palpito.
La scena prenderĂ vita come il leggero battito di piccoli cuori che si formano nei gusci delle uova. Racconteremo lâincessante lotta della vita sulla morte abbandonandoci alle nostre illusioni creative nellâunico luogo che ci permette di riscrivere le regole di questo mondo, il teatro.
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