9 Maggio 2025
La dipendenza digitale

Ha senso parlare di resistenza digitale nel 2025? Forse no, forse è troppo tardi. Forse non c’è nemmeno voglia di pensarci troppo. La stragrande maggioranza della gente è contenta così. È lieta di potere ricevere a casa merci a basso prezzo da rider sempre più sottopagati. Addirittura entusiasta del fatto che lo smartphone suggerisca sempre la pubblicità del prodotto più adatto alle proprie esigenze, dopo avere spiato ogni ricerca che ha compiuto online.

La dipendenza digitale è in forte aumento

In fin dei conti, cosa c’è di strano nel parlare con una macchina delle proprie cose più intime e private? Ormai tutti usano ChatGpt come psicologo. E perché non mettere a disposizione di tutti la propria vita minuto per minuto sui social (gratis, oltretutto, che è una cosa che mi fa impazzire), affinché un miliardario possa vendere pubblicità sui nostri selfie? 

Quindi?

Quindi, qualcuno che ha ancora voglia di parlarne c’è. All’Anpi di Ravenna, qualche giorno fa, eravamo una ventina a ragionarne insieme. Pochi, ma buoni e, soprattutto, resistenti.

In ogni caso, mettersi a pontificare su sorveglianza, controllo, propaganda e algoritmi è l’ultima delle cose che serve. Sono argomenti che non interessano. 

Qual è l’alternativa? Staccarsi dalla macchina? Buttare via lo smartphone? Cambiare social? Sono tutte cose infattibili, nel momento in cui abbiamo accettato che tutta la nostra vita digitale sia contenuta in una scatoletta su cui abbiamo pochissimo controllo.

Ve le metto in fila e sono sicuro di dimenticare qualcosa. Pensate a una vita senza banca online, email, messaggistica, Spid, posta elettronica certificata, fascicolo sanitario elettronico, bancomat, carta di identità e patente “dematerializzati”. Cosa manca?

Se perdo il telefono è un bel problema.

A pensarci bene, la nostra vita digitale ci dà enormi benefici. Ma ci sono tre scelte che tutti possono compiere per avviare un percorso di riduzione della dipendenza dai giganti del web. Senza rompere troppo le scatole e cambiare abitudini. Tre scelte, a loro modo, “politiche”. Eppure abbastanza comode da garantire più vantaggi che svantaggi a chi le adotta.

1. CAMBIATE BROWSER

Se dovete scegliere una cosa, se avete il tempo e la voglia solo per un intervento informatico, partite da qui. Le volte in cui avrete l’impressione che “il cellulare mi sta ascoltando” caleranno in modo significativo. Specialmente sullo smartphone, il primo passaggio per diminuire la sorveglianza digitale (non l’unico) è sostituire il browser, ovvero il programma che utilizzate per navigare sul web. Sette volte su dieci, soprattutto se non siete esperti di informatica, è una app della grande G come Chrome o la stessa app di Google. Non dico di disinstallarle, potrebbero sempre servirvi, se un sito proprio non volesse saperne di funzionare (improbabile). Ma esistono alternative migliori sotto ogni punto di vista, stabili, veloci e ugualmente gratuite.

Il mio ex collega Davide Giunchi, informatico di livello che era con me all’Anpi, raccomanda Mozilla Firefox, che è completamente open source. A me piace Vivaldi, che condivide con Chrome il motore di visualizzazione delle pagine ed è totalmente europeo (norvegese, per la precisione). Entrambi sono in italiano. Se siete su Iphone/Mac, Apple Safari è già installato e rappresenta un’alternativa accettabile, almeno in termini di tutela della privacy dell’utente.

2. SCEGLIETE UN ALTRO MOTORE DI RICERCA

Quando Google nacque fu una vera rivoluzione. Qualcuno ha detto Altavista? Se penso al tempo perso su Yahoo mi vengono ancora gli incubi. Ma col tempo il motore di ricerca è diventato davvero troppo invasivo e infarcito di pubblicità. Vi risparmio il solito spiegone tecnico sui “cookies”, ma dovete sapere che il motivo per cui avete visto quell’annuncio un milione di volte è essenzialmente perché tutte le vostre ricerche diventano merce per chi vuole sottoporvi un messaggio pubblicitario.

Alternative? Da anni uso www.duckduckgo.com (nome orribile lo so), motore di ricerca a prova di privacy che 8 volte su 10 mi risparmia di andare sul prompt di Big G. Altri mi dicono meraviglie di www.qwant.com e www.ecosia.com. Avvertenza: non riuscirete a sostituire completamente Gùgol, l’obiettivo è ridurre l’uso al massimo.

3. INSTALLATE UN’ESTENSIONE PER LA PRIVACY

Un po’ più tecnico, ma non impossibile. Ci sono piccoli programmi aggiuntivi che, senza colpo ferire, impediscono ai siti di tracciarvi. Attenzione, non rimuovono le pubblicità come ad esempio Ublock. La questione è delicata, perché rimuovere completamente gli annunci mette in gioco la sopravvivenza di chi crea contenuti sui siti. Ne riparleremo.

Questo tipo di estensioni, invece, blocca i tracker e impedisce a chi vuole tenere traccia dei vostri comportamenti di farlo. Io uso Privacy Badger della Electronic Frontier Foundation, che però non è disponibile in italiano. Se no c’è l’estensione di Duckduckgo, che volendo mette a disposizione anche un browser completo.

Basteranno questi tre passi a iniziare la vostra “resistenza digitale”?

Probabilmente no, ma se non avete mai sperimentato, forse è ora di cominciare.

Se volete, fatemi sapere come è andata, nei commenti o con una normalissima email.

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