14 Giugno 2025
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«Siamo in tanti, noi, le forze democratiche. Dobbiamo solo ritrovarci, convincendo i delusi e gli scoraggiati». Antonio Scurati non si abbandona al pessimismo, all’indomani dei preoccupanti segnali di disaffezione al voto, sia per i referendum che alle elezioni comunali. L’occasione per parlare di «M. La fine e il principio», il volume che chiude la pentalogia incentrata su Benito Mussolini e il fascismo, è data dall’evento «La democrazia fragile», promossa da Legacoop alle Artificerie Almagià di Ravenna.

LEGACOOP ROMAGNA. Incontro con Antonio Scurati

Il dialogo fra lo scrittore pluripremiato e la giornalista Giovanna Pancheri (Sky Tg24) è preceduto da alcuni interventi, fra i quali spicca quello del neo eletto sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni. Che introduce di fatto uno dei temi caldi dell’iniziativa: la crisi della partecipazione, dunque della stessa democrazia. «Sono il primo sindaco di Ravenna a essere eletto con meno del 50% dei votanti e questo non lo dimenticherò – dice il primo cittadino – . Proprio nella città che nel 1979 ricevette il premio per la più alta adesione alle elezioni europee. Su questo dobbiamo interrogarci, forse occorre sperimentare nuove forme di partecipazione». Dopo i saluti di Renzo Savini, presidente Anpi Ravenna e Mauro Lusetti, presidente nazionale Conad, spazio ai ragionamenti di Scurati, sempre a far la spola tra passato e presente. Perchè se il fascismo «è stato essenzialmente violenza» ricorda lo scrittore «occorre anche indagarne la sua capacità di seduzione sulla masse». Ed ecco le temute analogie col tempo presente. «Mussolini non promise nulla. Irruppe in uno scenario di sfiducia, rancore, povertà successivo alla prima guerra mondiale e s’impose con una semplificazione. Il problema è il nemico, un invasore che abbiamo in casa, cioè il socialismo: basterà un gesto brutale per spazzarlo via e tutto si risolverà. Non sta tornando il fascismo di un secolo fa, ma quell’aspetto sì». I primi mesi di Donald Trump alla guida degli Usa «hanno chiarito la situazione. Il suo è un progetto autoritario e antidemocratico». E all’invito della Pancheri a riflettere su cosa fare in un contesto di moltiplicazione di dittatori o aspiranti tali sulla scena internazionale, Scurati chiude con una riflessione. «La nostra generazione, quella nata dagli anni Sessanta in poi, è stata la meglio nutrita e vestita, la più curata e sicura di tutte quelle che l’hanno preceduta. Abbiamo dato per scontato la democrazia, ed è stato un grave errore, perché la democrazia è un esperimento recente, parziale, applicato solo in un’area del mondo. Invece per farla vivere occorre un impegno e un lavoro quotidiano, esteso anche all’educazione dei nostri figli, che vanno aiutati a crescere». Incalzato infine sui prossimi progetti letterari, lo scrittore ha rivelato: «Dopo dieci anni a occuparmi del fascismo ora forse è giunto il momento di dedicarmi alla figura di qualche antifascista».

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