
Inutile girarci attorno: il commercio continua a soffrire. Ed ha ragione Cesare Soldati, presidente della Confesercenti di Cesena, quando dice che la situazione dovrebbe essere affrontata a livello nazionale ed europeo, così come si fece con il settore agricolo. Servirebbe stimolare i consumi anche garantendo agli utenti quella tranquillità e quella sicurezza che al momento sono solo un pio desiderio. Ma è fondamentale anche la riduzione delle tasse e burocrazia. Inoltre c’è il grosso problema degli affitti e su questo ha puntato l’ indice accusatore Enzo Lattuca, sindaco di Cesena. “I proprietari – ha detto – chiedono canoni fuori mercato”. Inoltre ha sottolineato l’ assenza di una strategia nazionale anche nella volontà di combattere gli enormi vantaggi che favoriscono l’ online, vero e proprio elemento dirimente.
Che le cose non vadano bene non è solo una sensazione, c’è anche una certificazione: la tradizionale ricerca del centro studi Confesercenti.
Il sentiment è legato all’ andamento del 2024. Per il 42 per cento è stato sufficiente, buono per il 33, insufficiente per il 26. Insomma: si galleggia, ma con la testa che finisce sempre più sott’acqua. Questo perché per il 45 per cento la situazione è peggiorata, invariata per il 34 e migliorata per il 21. Se il 2024 boccheggia la sensazione per l’anno in corso non sia migliore. Il 55 per cento ritiene che le cose non miglioreranno, a fronte di un 25 che vede una crescita e il 20 che non risponde. Poi una ventata di ottimismo: l’ 82 per cento prevede che nel 2026 ci sarà un miglioramento. L’ impressione però è che sia più una speranza che una certezza. Questo perché solo il 13 per cento è fiducioso che, rispetto a dodici mesi fa, ci sarà una ripresa economica. A fronte di un 76 che è meno fiducioso e l’11 che non sa.
In definitiva, da quello che emerge, pare evidente che l’ottimismo non alberghi più fra i commercianti. Questo non vuol dire che non ci sia più spazio per il settore. Però, verosimilmente, soprattutto a causa dello squilibrio con i colossi del web, gli spazi si sono notevolmente ristretti. Sia nei centri storici che nelle periferie.
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