1 Settembre 2025
Cesena dall'alto

Fa riflettere l’editoriale di oggi del Corriere della Sera. È firmato da Maurizio Ferrera e il titolo è, allo stesso tempo, significativo e inquietante: lo stato sociale e finito?

La presenza del punto interrogativo lascia qualche speranza su quelle che potranno essere le scelte future. Ma se il principale quotidiano italiano si pone il quesito significa che la situazione è molto delicata.

L’ inizio di Ferrara inoltre alimenta ancora più lo sconforto: senza un ripensamento del sistema – scrive -, c’è il rischio che crollino le politiche sociali. La sfida più difficile riguarda quei Paesi come l’Italia, meno esposti alla minaccia della guerra, meno coesi internamente e culturalmente.

È indubbio che lo stato sociale sia a  un bivio storico, che richiede serietà di analisi e coraggio nelle azioni di governo. Perché, come scrive l’ editorialista, le sfide da affrontare sono formidabili. Da un lato, l’invecchiamento della popolazione, la stagnazione secolare, gli effetti occupazionali delle transizioni energetica e tecnologica accrescono la vulnerabilità sociale e al tempo stesso erodono le basi demografiche ed economico-finanziarie su cui hanno tradizionalmente poggiato i sistemi pubblici di protezione. Ma ci sono anche l’interdipendenza profonda tra sistemi, originata dalla mondializzazione, che provoca l’insorgere di shock intensi e improvvisi.

Un mix tremendo che, come ha recentemente affermato il cancelliere Merz,  determina che le risorse che produciamo non bastano più per pagare il welfare. Un calo delle risorse («ciò che produciamo») in buona parte dovuto ai colli di bottiglia che ostacolano il mercato.

Lo stato sociale nacque in Europa per combattere i cinque e minacciosi «giganti» identificati da Lord Beveridge nel 1942: povertà, malattia, ignoranza, disoccupazione e squallore (soprattutto abitativo). Questi rischi non sono scomparsi. Anzi, è possibile che la situazione peggiori per i ceti meno abbienti che rischiano di diventare sempre più numerosi. Sono quelli ai quali lo Stato deve garantire protezione. Deve essere la priorità per chi è chiamato a governare che, in caso di necessità, deve chiedere più compartecipazione ai ceti benestanti.

In Italia poi c’è il problema delle pensioni. Lo Stivale è uno di quei paesi nei quali la spesa pensionistica assorbe la quota maggiore di spesa sociale, favorendo implicitamente gli alti redditi. Quindi è fondamentale affrontare il problema con una visione costruttiva, evitando scelte populiste finalizzate a conquistare una manciata di voti. È la filosofia di nascondere la polvere sotto al tappeto, tecnica che rimanda solo il problema. Il guaio è che ad ogni rinvio c’è un appesantimento del sistema.

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