28 Ottobre 2025
mareggiata cesenatico

Volendo si può anche far finta di niente, ma la notizia non è delle migliori. E’ preoccupante in generale, ma è da allarme rosso per i territori costieri. Secondo il rapporto della Società Geografica, nel 2050 una spiaggia italiana su cinque potrebbe scomparire. Sotto accusa l’innalzamento dei mari, le barriere artificiali che aggravano l’erosione e la cementificazione delle coste. La notizia è stata pubblicata oggi su repubblica.it.  Senza interventi adeguati la situazione poi è destinata a peggiorare e nel 2100 altrettante saranno a rischio. Secondo lo studio ci saranno 800 mila persone a rischio ricollocazione.

La fotografia emerge dal rapporto “Paesaggi sommersi” presentato oggi. A rischio l’Alto Adriatico, in misura minore, la costa intorno al Gargano, diversi tratti della costa tirrenica tra Toscana e Campania, le aree di Cagliari e Oristano. Sos anche per la metà delle infrastrutture portuali, più del 10 per cento delle superfici agricole, buona parte delle paludi, delle lagune e le zone costiere cosiddette “anfibie”, a cominciare dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia.

Secondo il rapporto, vanno affrontate le questioni delle difese costiere  con le barriere artificiali che proteggono le coste basse, ma aggravano l’erosione e la vulnerabilità. Nel mirino anche la pressione turistica. Sotto la lente anche la salinizzazione dei terreni agricoli: nell’estate del 2023, il cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, minacciando l’agricoltura e la disponibilità di acqua potabile.

Denunciato poi che le aree protette, cruciali per la biodiversità, che tutelano il 10% delle acque e delle coste italiane, in pochissimi casi dispongono di un piano di gestione adeguato. Nel complesso porti e infrastrutture connesse si estendono in Italia per 2.250 km, e rischiano di essere pesantemente compromesse, con gravi effetti sulla qualità dei sistemi logistici.

Nello stesso tempo viene suggerita una inversione di tendenza, la più netta possibile Secondo Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana, il primo obiettivo deve essere rinaturalizzare il più possibile. Perché i litorali bassi – le spiagge e i loro retroterra immediati – sono, in tutta Italia, edificati o artificializzati e questo impedisce alle dinamiche naturali qualsiasi possibilità di adattamento a una variazione stabile del livello del mare.

Dalla Società geografica, scrive Repubblica,  arriva però anche l’invito ad evitare i catastrofismi. “Proviamo a proporre ai decisori politici un quadro equilibrato e, su quella base, possibili interventi di mitigazione dei problemi”, spiega Cerreti.

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