Bcc, il 2017 anno decisivo per l’assetto in Romagna

Trattative in corso fra Forlì e Ravenna. Poi potrebbe essere interessata Cesena. È un bene? Perché la politica tace?

Il 2017 sarà l’anno decisivo per definire il quadro delle Bcc. Importanti movimenti sono ancora in atto. Ma solo a inizio estate, dopo l’approvazione dei bilanci, si capirà se si metterà nero su bianco. Il riferimento è al matrimonio fra Banca di Forlì e Credito Cooperativo Ravennate e Imolese. È da tempo che se ne parla. E adesso mancherebbero solo gli atti formali. Questo non vuol dire che l’operazione sarà conclusa. Più di una a volta, all’ultimo minuto, abbiamo visto saltare accordi che sembravano blindati.

 

Nel caso specifico poi non ci sarebbero urgenti necessità. Dei due istituti di credito il più forte è quello Ravennate:  circa 23mila soci, attorno a 3,5 miliardi di euro di raccolta complessiva. Forlì (circa 2.800 soci, una raccolta che oscilla attorno a 1,2 miliardi di euro e una ventina di sportelli nel territorio) ha numeri inferiori, ma non gode di cattiva salute. Essendo molto impegnata nel  sostegno al nostro di sistema imprenditoriale, è inevitabile che risenta delle difficoltà generalizzate. Ma ha ancora un importante patrimonio che gli permette non solo di rispondere appieno, ma di aver andare ben oltre, agli stringenti vincoli imposti dalle autorità nazionali e, soprattutto, europee. Lo attesta il Tier 1, dato che indica la solidità delle banche. Quello di Forlì è superiore al dieci per cento. Il minimo richiesto è otto. C’è però da dire che Ravenna oltre ad avere una raccolta maggiore ha anche più patrimonio. Questo però non dovrebbe essere sufficiente per fargli fare la parte dell’asso pigliatutto nel caso si giunga ad un accordo.

L’impressione, però, è che ci sia molto di più. L’operazione, se dovesse concretizzarsi, potrebbe essere la prima di un risiko bancario che riguarda le Bcc del nostro territorio. Iniziativa che potesse essere propedeutica per, nel giro di qualche anno, creare una Bcc romagnola. Il tutto in linea con i dettami della riforma del credito cooperativo recentemente approvata dal governo che spinge le ex casse rurali alle aggregazioni.

Se l’operazione Ravenna – Forlì dovesse andare in porto il prossimo obiettivo potrebbe essere Cesena in quanto rischierebbe di essere schiacciata. In questo momento la situazione è fluida. Cesena, dopo l’unione con Gatteo, ha creato Banca Romagna. A sud c’è Romagna Banca nata dall’unione fra Romagna Est e Sala. Fra l’altro ha già due sportelli a Cesena, portati in dote da Sala. Ma la situazione potrebbe diventare più delicata sempre entro l’anno quando ci sarà la vendita degli sportelli (ripuliti dalle sofferenze) ex Brc. Chi se li aggiudicherà? Se andranno a Cesena bene, se invece finiranno in mano a uno degli altri due gruppi (Romagna Banca o Forlì-Ravenna) significa che l’istituto di credito guidato da Giancarlo Petrini potrebbe essere seriamente interessato da un’altra Bcc più patrimonializzata. Difficile prevedere cosa succederebbe a quel punto. Però ci potrebbe essere anche l’ipotesi di una fusione.

Sarebbe un bene o un male? Onestamente l’idea non mi entusiasma. Per una serie di motivi.  Per il territorio è fondamentale avere delle banche molto locali. Essenzialmente per due motivi. Il primo riguarda il sostegno alle imprese. Soprattutto in un momento in cui il mondo del credito è regolato dalle regole di Basilea. Sono norme molto stringenti piuttosto penalizzanti per un sistema economico, come il nostro, fatto di piccole o piccolissime imprese spesso sottocapitalizzate. Solo chi le conosce bene può andare oltre certi vincoli. C’è poi l’aspetto del sostegno al territorio sotto forma di servizi che rischierebbe di essere infinitamente inferiori se la dimensione locale e, quindi il radicamento, venisse meno.

Un altro problema è il silenzio della politica, ma non solo. Ci stracciamo le vesti per un parcheggio, un senso unico o per l’arrivo di qualche profugo. Ma non ci preoccupiamo del rischio che il sistema bancario locale sia definitivamente depauperato. A volte ho l’impressione che ci preoccupiamo della pagliuzza e non vediamo la trave. Forse è arrivato il momento di alzare il livello della discussione. Magari cominciando proprio dalle banche.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.